Le menzogne della Tem
e la verità svelata
in un incontro in Provincia

La società Tangenziale esterna Spa ha presentato un bilancio 2012 da brivido: una perdita di 2.794.161 euro, andando oltre al raddoppio delle perdite sul 2011, che era di 1.216.864. Eclatante l’aumento degli emolumenti per il Consiglio di amministrazione, che si è gratificato con 546.571 (media di circa 70.000 euro per ogni componente) rispetto ai 393.580 del 20111. In più, i “costi per servizi” sono passati da 1.417.298 del 2011 a 2.261.487! Tra questi, quelli per le consulenze evidenziano un triplice passo in avanti: da 248.824 a 613.894.
Tutto qui? No, c’è molto, molto di più: la verità sullo stato di fatto. Ce lo racconta e commenta Pietro Mezzi, consigliere provinciale Sinistra Ecologia Libertà, che il 1° agosto ha partecipato alla  commissione Viabilità e trasporti della Provincia di Milano, dove si è finalmente svolta l’audizione dei vertici di Tangenziale esterna, la società che sta realizzando l’autostrada che collegherà Agrate a Melegnano.
Si è trattato di un incontro, chiesto mesi fa dallo stesso Mezzi, molto utile per la conoscenza dello stato dell’arte dell’opera, sia per quanto riguarda i tempi sia per la sua copertura finanziaria.

 

Le menzogne della Tem
e la verità svelata
in un incontro in Provincia

La società Tangenziale esterna Spa ha presentato un bilancio 2012 da brivido: una perdita di 2.794.161 euro, andando oltre al raddoppio delle perdite sul 2011, che era di 1.216.864. Eclatante l’aumento degli emolumenti per il Consiglio di amministrazione, che si è gratificato con 546.571 (media di circa 70.000 euro per ogni componente) rispetto ai 393.580 del 20111. In più, i “costi per servizi” sono passati da 1.417.298 del 2011 a 2.261.487! Tra questi, quelli per le consulenze evidenziano un triplice passo in avanti: da 248.824 a 613.894.
Tutto qui? No, c’è molto, molto di più: la verità sullo stato di fatto. Ce lo racconta e commenta Pietro Mezzi, consigliere provinciale Sinistra Ecologia Libertà, che il 1° agosto ha partecipato alla  commissione Viabilità e trasporti della Provincia di Milano, dove si è finalmente svolta l’audizione dei vertici di Tangenziale esterna, la società che sta realizzando l’autostrada che collegherà Agrate a Melegnano.
Si è trattato di un incontro, chiesto mesi fa dallo stesso Mezzi, molto utile per la conoscenza dello stato dell’arte dell’opera, sia per quanto riguarda i tempi sia per la sua copertura finanziaria.

Ritardi e mancanza di fondi

E grazie all’audizione si sono scoperte alcune cose interessanti, che meritano attenzione e alcune considerazioni.
Prima di tutto, l’opera è in forte ritardo: il lotto A, da Gorgonzola ad Agrate, è realizzato per il 6% del suo totale. Il tratto B, corrispondente all’Arco Tem, invece, è realizzato al 30%, in quanto su questo tratto si stanno concentrando gli sforzi operativi: dal 1° luglio 2014 infatti Brebemi entrerà in esercizio e, all’altezza di Melzo, occorrerà uno sbocco alla nuova autostrada proveniente da Brescia. Il tratto C, da Paullo a Melegnano, è fermo al 4%. Difficile, allo stato attuale, prevedere l’entrata in esercizio dell’intera autostrada entro maggio del 2015, per l’Expo. Ancora più difficile che tutte le opere di viabilità connessa, le mitigazioni e le compensazioni ambientali siano realizzate entro febbraio 2016. Il tutto è reso ancora più difficile dal fatto che all’appello – la fonte è sempre la direzione generale di Tangenziale esterna – manchino 1 miliardo e 184 milioni di euro.
Alla faccia di quanto sostengono nelle assemblee pubbliche, come quella di Vizzolo Predabissi di una ventina di giorni fa, i vertici della società autostradale, in cui assicuravano l’esistenza dei fondi necessari per l’intera opera. La situazione finanziaria ad oggi è questa: la società può contare, dopo l’aumento di capitale deliberato il 1° agosto, su 465 milioni di euro (220 milioni grazie ai prestiti ponte già effettuati e 245 milioni del recentissimo aumento di capitale). Rispetto al piano finanziario dell’opera, che prevedeva una capitalizzazione dei soci di 580 milioni,
ne mancano ancora 114, un quinto circa. A complicare le cose, vi è la posizione della Provincia di Milano, socia di Tem, che non intende partecipare all’operazione di capitalizzazione per mancanza di risorse.

Situazione finanziaria catastrofica

Ma non è finita. Rispetto al piano finanziario principale, le cose sono messe anche peggio. Dal sistema finanziario e creditizio (banche, istituti finanziari eccetera), la società autostradale dovrebbe ancora rastrellare qualcosa come 1 miliardo e 400 milioni di euro. Che diminuiranno a 1 miliardo e 70 milioni grazie all’aiuto di Stato di 330 milioni concesso con il decreto “del fare” del governo (soldi pubblici per un’operazione che anni fa fu venduta come “finanza di progetto” a carico dei privati: uno scandalo!). Ma recuperare 1 miliardo e 70 milioni di euro, in questa fase di crisi economica e di stretta creditizia, non è cosa di poco conto, nonostante Unicredit si sia recentemente aggiunta alla cordata di banche che dovrebbero finanziare la tangenziale.
Cosa dire? Che tutte queste cose, emerse nei lavori di commissione, la società Tangenziale esterna o la Provincia di Milano del presidente Podestà dovrebbero dirle ai comuni e alle comunità locali. Per un obbligo di verità e per il dovere di trasparenza che gli enti pubblici hanno nei confronti dei loro cittadini. Ma si sa, di questi tempi non tutti sentono questo bisogno-dovere.
Infine, il costo finale della nuova autostrada. Non basterà 1 miliardo e 659 milioni, ma serviranno 2 miliardi di euro, perché al costo totale dell’opera approvato dal Cipe occorre aggiungere l’Iva e gli oneri vari. Anche su questo importante aspetto va fatta chiarezza e occorre smetterla di raccontare mezze verità.
Cosa aggiungere? Che i tempi previsti, per i ritardi accumulati, non verranno rispettati e che l’operazione, dal punto di vista finanziario, è fortemente a rischio.
E allora, forse, amministratori pubblici e manager di società autostradali dovrebbero impegnarsi in un’altra operazione-verità: la messa in campo di un piano B, un piano di riserva. Che eviti la devastazione del territorio, per un’opera inutile sul piano trasportistico e messa male sul fronte finanziario.

 

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