Parco Sud come il Texas.
Arrivano le onde sismiche
per scoprire gas e petrolio

Sono ben 5 i permessi e le concessioni di ricerche e di sfruttamento di idrocarburi che coinvolgono anche il Parco Sud. D’altro canto, le compagnie petrolifere di ogni parte del mondo hanno messo gli occhi praticamente su tutta la Lombardia (vedi mappa), che conta -al 31 ottobre 2013- 40 concessioni attive, con un coinvolgimento di 5.463 km quadrati e 14 concessioni in via di conferimento, che interessano 3.311 km quadrati.  In totale 54 concessioni per “esplorare” 8.774 km quadrati.
Il perché di tanto interesse al territorio lombardo e nazionale di compagnie petrolifere prevalentemente estere si spiega anche con le “percentuali di compensazione ambientale” sono tra le più basse al mondo.

Parco Sud come il Texas.
Arrivano le onde sismiche
per scoprire gas e petrolio

Sono ben 5 i permessi e le concessioni di ricerche e di sfruttamento di idrocarburi che coinvolgono anche il Parco Sud. D’altro canto, le compagnie petrolifere di ogni parte del mondo hanno messo gli occhi praticamente su tutta la Lombardia (vedi mappa), che conta -al 31 ottobre 2013- 40 concessioni attive, con un coinvolgimento di 5.463 km quadrati e 14 concessioni in via di conferimento, che interessano 3.311 km quadrati.  In totale 54 concessioni per “esplorare” 8.774 km quadrati.
Il perché di tanto interesse al territorio lombardo e nazionale di compagnie petrolifere prevalentemente estere si spiega anche con le “percentuali di compensazione ambientale” sono tra le più basse al mondo. Le royalties, cioè il corrispettivo che le compagnie petrolifere versano a Stato ed enti locali come compensazione per lo sfruttamento del territorio, sono irrisorie: il 10% per le estrazioni in terraferma contro, per esempio, l’80% della Russia e il 60% dell’Alaska. Con esenzioni dal pagamento delle royalties sulle prime 20 mila tonnellate di greggio e sui primi 25 milioni di metri cubi di gas estratti in terraferma.
Ma non solo: per ogni anno del periodo in cui effettuano le ricerche, le compagnie petrolifere pagano solo 5,6 euro a km quadrato! Per questo oggi sono centinaia le concessioni e più di 1.000 i pozzi produttivi in Italia, tra terraferma e mare. Un business che ha portato pochi vantaggi al territorio, scarsa occupazione per i lavoratori e danni per l’ambiente.

Tanti parchi, tutti da trivellare

In tutto questo sconvolgimento della terra vi è incluso anche il Parco Sud: con il progetto Melzo (società Mac Oil), che interessa pure il Parco Alto Martesana, il Parco del Rio Vallone, una parte del Parco del Molgora, i Parchi regionali Adda Sud e Nord. Mac Oil è anche titolare della ricerca San Grato, che ancora una volta coinvolge il Parco Sud (Cerro al Lambro). Ci sono poi i progetti Opera (comune del Parco Sud), Cascina San Pietro della Northsun Italia, con permesso di ricerca su 329 km quadrati, e Cascina Graziosa, con permesso su 592 kmq, in cui ricade anche a Corbetta (Parco Sud), di Enel Longanesi Developments.
E dunque, il Parco Sud, già tanto martoriato dall’asfalto di autostrade quali Tem e Brebemi, è anche un piccolo Texas, che richiama compagnie petrolifere da ogni parte del mondo per offrirsi come terreno per le trivelle?
A chi conviene tutto ciò? Ai cittadini? All’ambiente? Allo Stato? Pare proprio che il vantaggio sia solo per le lobby petrolifere. Ma le energie rinnovabili non dovevano essere il futuro? Che fine ha fatto l’obiettivo dell’Ue di abbattere del 20% le emissioni di anidride carbonica entro il 2020 attraverso politiche ambientali, culturali e infrastrutturali adeguate? Le risposte dobbiamo chiederle ai nostri politici e amministratori.
Dal sito del ministero dello sviluppo economico (http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/regioni/regione.asp?id=LO&tipo=IPT&regione=LOMBARDIA)

Vibroseis, le onde sismiche che scoveranno idrocarburi anche nel Parco Sud

Già agli inizi di settembre, questo sito aveva già trattato l’argomento delle potenziali trivelle nel Parco Sud, dando un quadro delle tecniche di esplorazione per gli idrocarburi e il loro impatto sul territorio. Vibroseis è la parola chiave della prima fase di ricerca di idrocarburi della Mac Oil, che indagherà un’area di 182 km quadrati, in parte ricadente nella zona est del Parco Sud. Cos’è il metodo vibroseis? Si tratta di una sorgente energizzante: prevede il montaggio di un vibratore di 2/3 tonnellate su un grande mezzo gommato; il vibratore colpisce il terreno generando un’onda elastica che si propaga nel sottosuolo consentendo di registrare la risposta del terreno e “capire” se sotto ci sono idrocarburi.
Quali i rischi? Purtroppo le risposte a questa domanda arrivano solo da aziende che effettuano le ricerche e quindi di parte. In sintesi, le possibili interazioni con l’ambiente circostante, in fase di svolgimento dell’indagine geofisica con fonte di energizzazione con vibratori, sono essenzialmente rumore e vibrazioni, occupazione di suolo ed intrusione visiva, fattori d’impatto a carattere temporaneo e reversibile (per approfondimenti vedi file da pag.14 (http://valutazioneambientale.regione.basilicata.it/valutazioneambie/files/docs/10/04/60/DOCUMENT_FILE_100460.pdf).

La Regione Lombardia esclude la valutazione d’impatto ambientale

Ciò premesso, tra i tanti, andiamo ad approfondire il progetto Melzo della Mac Oil -società con sede legale a Roma e controllata dalla statunitense  Petrocorp Inc- che, a partire dal 30 giugno 2013 (giorno di pubblicazione nel Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse Anno LVII N.6), ha acquisito il permesso, valido 6 anni,  di effettuare operazioni legate all’esplorazione per l’individuazione e lo sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi potenzialmente presenti nel sottosuolo.
L’area del permesso di ricerca Melzo, come detto, si estende per 182 km quadrati e comprende 37 comuni in 5 diverse province (Bergamo, Cremona, Lodi, Monza Brianza e Milano). La provincia di Milano è la più coinvolta: 137,32 km quadrati di territorio di cui fanno parte il Parco Alto Martesana, il Parco del Rio Vallone, una parte del Parco del Molgora, i Parchi regionali Adda Sud e Nord, parte est del Parco agricolo Sud Milano. Ecco i comuni interessati nella provincia di Milano: Basiano, Bellinzago lombardo, Bussero, Cambiago, Cassano D’adda, Cassina De Pecchi (Parco sud) Cernusco s/Naviglio (Parco Sud) Gessate, Gorgonzola (Parco Sud) Grezzago, Inzago, Liscate (Parco Sud) Masate, Melzo (Parco Sud), Omago, Pessano con Bornago, Pioltello (Parco Sud) Pozzo d’Adda, Pozzuolo Martesana, Rodano (Parco Sud), setola (Parco Sud) Trezzano Rosa, Trezzo sull’Adda, Trucazzano, Vignate (Parco Sud).
Secondo quanto si legge sul documento della Regione Lombardia, l’individuazione e lo sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi è sintetizzato in due fasi:
1a) entro 12 mesi dalla data di conferimento del permesso sono previsti: studi geologici mediante l’impiego di differenti tecniche di analisi, incluse tecniche di fotogeologia, cartografia geologica superficiale, studio delle relazioni strutturali, analisi dei “logs” dei pozzi precedentemente scavati, analisi paleontologiche e micropaleontologiche; la società prevede inoltre l’acquisizione e l’interpretazione di dati sismici lungo due linee perpendicolari che interessano l’area, per una lunghezza totale di 15 km; i dati ottenuti verranno processati con le tecnologie più avanzate disponibili e già sperimentate con successo in situazioni geologiche simili. A supporto della prospezione sismica verranno eseguite delle misurazioni gravimetriche che, qualora la sismica rilevi strutture di interesse, forniranno maggiori informazioni sulla struttura e sull’estensione di eventuali “reservoir”.
2a): qualora la prima fase dei lavori confermi l’esistenza, entro l’area del permesso, di una o più situazioni geominerarie meritevoli di accertamento, la società procederà alla perforazione di uno o due pozzi esplorativi a una profondità massima di 4.000 metri.
Per quanto attiene la prima fase, la Regione Lombardia, con delibera di giunta del 22 maggio 2012, ha deciso di escludere i progetti dalla Valutazione di impatto ambientale (VIA), prevista invece per la seconda fase. Ecco le motivazioni addotte dalla Regione per le esclusioni dalla VIA: “le aree comprese all’interno del perimetro del permesso di ricerca, ricadenti all’interno delle zone vincolate, quali alvei e corsi d’acqua tutelati, complessi archeologici, aree naturali e protette, siti SIC e ZPS, nonché le relative fasce di rispetto, saranno escluse da qualsiasi attività sia geofisica che di perforazione”, come dichiarato dalla società stessa.
Nel caso la Mac Oil rilevi aree di potenziali giacimenti di idrocarburi, passerà alla seconda fase, con la perforazione di pozzi, che comporta pesanti impatti negativi per l’ambiente: sarà nel 2015, aggiungendo un altro annus orribilis per il Parco Sud, che in quell’area è già ampiamente devastato da Tem e Brebemi, le autostrade tanto inutili quanto costose e inquinanti.  

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