Maroni vuole amazzare le foreste:
minori tutele dei boschi
e traffico motorizzato
nei sentieri di montagna

La passione per i motori di Maroni ha del patetico, forse da piccolo ha giocato troppo poco con le macchinine. Oltre alla sua smania di autostrade in tutta la pianura, ora punta anche sul territorio montano, quello ricco di foreste e di boschi. E lì, su sentieri e mulattiere, ci vuole portare il traffico motorizzato. Ma non solo -e questo su tutti i boschi della nostra Regione- intende attenuare e perfino annullare le tutele contro il diboscamento con il “trucco” della distorsione della definizione di bosco: ovvero, se non lo chiamo bosco, lo posso tagliare! Di fatto si prevede che la distruzione del bosco sia liberalizzata al solo fine di mutare la destinazione per la realizzazione di opere di “pubblica utilità” con consumo irreversibile di suolo e senza alcuna compensazione ambientale.
Tutto ciò è, in sintesi, quanto propone il progetto di legge 124, in discussione l’8 aprile nella riunione del Consiglio regionale lombardo, che andrebbe a modificare alcuni articoli della Legge regionale 31/2008 (Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale).

Maroni vuole amazzare le foreste:
minori tutele dei boschi
e traffico motorizzato
nei sentieri di montagna

La passione per i motori di Maroni ha del patetico, forse da piccolo ha giocato troppo poco con le macchinine. Oltre alla sua smania di autostrade in tutta la pianura, ora punta anche sul territorio montano, quello ricco di foreste e di boschi. E lì, su sentieri e mulattiere, ci vuole portare il traffico motorizzato. Ma non solo -e questo su tutti i boschi della nostra Regione- intende attenuare e perfino annullare le tutele contro il diboscamento con il “trucco” della distorsione della definizione di bosco: ovvero, se non lo chiamo bosco, lo posso tagliare! Di fatto si prevede che la distruzione del bosco sia liberalizzata al solo fine di mutare la destinazione per la realizzazione di opere di “pubblica utilità” con consumo irreversibile di suolo e senza alcuna compensazione ambientale.
Tutto ciò è, in sintesi, quanto propone il progetto di legge 124, in discussione l’8 aprile nella riunione del Consiglio regionale lombardo, che andrebbe a modificare alcuni articoli della Legge regionale 31/2008 (Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale).

Difendiamo il nostro territorio

Il Club Alpino della Lombardia ha lanciato una petizione online affinché non si voti la deroga al divieto di andare con le moto sui sentieri, nei boschi e nei pascoli: la circolazione di mezzi motorizzati sui sentieri avrebbe un impatto estremamente negativo sul delicato ambiente naturale, sulla fauna e in termini di inquinamento dell’aria e acustico.
Intanto, Legambiente ha rivolto un appello (per il quale sta raccogliendo adesioni da parte di altre associazioni) al Presidente della regione Roberto Maroni, agli assessori e ai consiglieri Regionali lombardi che, tra l’altro, sottolinea l’importanza della prevenzione del dissesto idrogeologico: a questo fine, la priorità è quella di una corretta manutenzione del territorio montano che deve prevedere il contrasto all’abbandono dei pascoli e delle colture, il rilancio della selvicoltura produttiva in grado di approvvigionare la filiera bosco-legno, la manutenzione del bosco.
Ma qualcuno glielo spiega a questi politici cos’è e cosa provoca il dissesto idrogeologico?
Le associazioni che intendono aderire all’appello a Maroni di Legambiente possono comunicarlo a info@assparcosud.org
 
Sintesi del progetto di legge
Qui sotto riportiamo una scheda messa a punto da Legambiente, grazie all’esperto Paolo Lessini, per “accelerare” la comprensione delle norme che la Regione intende introdurre.

L’articolato nella sua brevità prevede interventi davvero spericolati sulla norma vigente:
•    Modifiche all’art 42 della L.R: non si considerano bosco le formazioni forestali di meno 15 anni di età sui terreni già a destinazione edificabile (e a destinazione produttiva… essendo un provvedimento legislativo evidentemente non era possibile inserire il nome dell’azienda interessata), come se la destinazione urbanistica prevalesse sullo stato di fatto. In merito si ricorda che è la Pianificazione forestale e non quella  urbanistica che definisce se un’area è da considerarsi boscata o meno e che il limite attuale è correttamente definito in 5 anni
•    Modifiche ai commi 2 e 4 dell’ art 43: l’introduzione di una nuova autorità forestale e competente in materia forestale in luogo di quelle già previste (Comunità Montane, Enti gestori delle aree protette…) non semplifica ma complica il quadro generale autorizzativo e comporterà nuovi costi pubblici in quanto le Unioni dei Comuni, ancora relativamente poco diffuse, dovranno dotarsi di tecnici propri o di consulenti esterni, duplicando gli organici.
•    Modifiche al comma 6 dell’art 43: vengono esentate dall’obbligo delle compensazioni forestali gli interventi per opere pubbliche. In merito si ricorda che la quasi totalità delle distruzioni di bosco in montagna avviene ad opera di queste tipologie di opere e che la norma nazionale non ammette deroghe in merito, in quanto la compensazione del danno provocato deve essere considerata parte integrante del progetto dell’opera pubblica.
•    Integrazione al comma 8 dell’art. 43: si prevede in sostanza che i boschi di età inferiore ai trent’anni non siano soggetti alla normativa paesaggistica, come se non fossero già ecosistemi forestali affermati. Questa affermazione è tecnicamente e giuridicamente in contrasto con la definizione di bosco della normativa nazionale e con la definizione di ecosistema boscato. Tecnicamente, un bosco si ritiene affermato quando la rinnovazione naturale ha raggiunto mediamente i due metri di altezza. Un popolamento boschivo di trent’anni, in qualunque condizione ambientale rinvenibile in Lombardia, è invece un bosco a tutti gli effetti, e di norma già maturo per effettuarvi interventi selvicolturali e prelievi di biomassa legnosa anche con finalità produttiva.
In modo del tutto illogico, si prevede che questa definizione di bosco sia valida solo a fronte di un previsto mutamento di destinazione verso la destinazione agricola o verso non meglio identificate opere di pubblica utilità (che nulla hanno a che fare con la destinazione agricola e che rappresentano il vero scopo della norma proposta). Come se la destinazione futura potesse mutare lo stato di fatto di un bene ambientale: in altre parole, se io davanti a me vedo un bosco, i miei occhi devono sforzarsi di capire cosa potrebbe diventare: se, poniamo, quella stessa area potesse diventare un campo coltivato, un centro sportivo, o un ostello, allora la legge spiega che quello che i miei occhi vedono non è un bosco. Al punto che se quel bosco-non bosco viene sacrificato da una trasformazione, nessuna compensazione forestale è dovuta.
La norma poi non fa riferimento all’età reale del bosco, ma a quella della ‘colonizzazione’. Se, poniamo, su un’area fosse documentata la presenza di superficie boscata da 100 anni, ma venticinque anni fa fosse passato un incendio, una perizia potrebbe legittimamente affermare che quel bosco è troppo giovane per essere un bosco!
•    Integrazioni al comma 3 dell’art. 44 : la ratio dell’articolo consiste nell’allargamento del concetto di opere di limitata entità, suscettibili di autorizzazione di competenza comunale: l’intera norma è fortemente discutibile, ma di certo non può essere estesa senza limiti l’autorizzazione comunale a opere definite semplicemente ‘di pubblica utilità’, vanificando l’opera di pianificazione e controllo della Comunità Montana in una visione generale di comprensorio.
•    Modifiche all’art. 59 della l.r. 31/2008: non si può che considerare del tutto inqualificabile l’apertura di ambiti e facoltà di deroga ai divieti di circolazione su pascoli, sentieri, viabilità forestale, ancorchè finalizzata ad eventi limitati nel tempo ma, proprio per questo, concentrati e passibili di maggiori pressioni e danni nei confronti dell’ambiente forestale e pascolivo, oltre che della stessa sentieristica.

 

Maroni vuole amazzare le foreste: minori tutele dei boschi e traffico motorizzato nei sentieri di montagna

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