L’outlet di Locate non ha più oppositori
Anche l’Unione del Commercio capitola
gli ambientalisti rimangono soli

Gli oppositori “ufficiali” all’outlet di campagna sono evaporati, grazie a proficue compensazioni. Dopo il cambio di opinione del sindaco di Opera (comune confinante) che, da fiero oppositore alla struttura, nel marzo dello scorso anno ha innescato la retromarcia, anche l’Unione del Commercio capitola e stipula un remunerativo Protocollo d’intesa con la società Locate District, proprietaria della progettata struttura.
Per dirla tutta, e neanche troppo tra i denti, ad ambedue del Parco Sud gliene fregava meno di zero, ma quando nel 2013, insieme, avevano presentato ricorso al TAR contro l’outlet si erano spesi adducendo motivazioni ambientaliste: “Aprire una struttura simile significa distruggere il territorio e contribuire al dissesto del Parco Sud oltre che creare problemi di viabilità alle realtà confinanti -spiegava Fusco-. Non solo, non ci sono nemmeno quelle garanzie occupazionali che tanto vengono decantate: la nuova struttura, se mai verrà realizzata, sarà una vera e propria minaccia per le realtà commerciali della provincia di Milano”.
E l’Unione dei commercianti: “Quell’outlet farà scempio del territorio”…

L’outlet di Locate non ha più oppositori
Anche l’Unione del Commercio capitola
gli ambientalisti rimangono soli

Gli oppositori “ufficiali” all’outlet di campagna sono evaporati, grazie a proficue compensazioni. Dopo il cambio di opinione del sindaco di Opera (comune confinante) che, da fiero oppositore alla struttura, nel marzo dello scorso anno ha innescato la retromarcia, anche l’Unione del Commercio capitola e stipula un remunerativo Protocollo d’intesa con la società Locate District, proprietaria della progettata struttura.
Per dirla tutta, e neanche troppo tra i denti, ad ambedue del Parco Sud gliene fregava meno di zero, ma quando nel 2013, insieme, avevano presentato ricorso al TAR contro l’outlet si erano spesi adducendo motivazioni ambientaliste: “Aprire una struttura simile significa distruggere il territorio e contribuire al dissesto del Parco Sud oltre che creare problemi di viabilità alle realtà confinanti -spiegava Fusco-. Non solo, non ci sono nemmeno quelle garanzie occupazionali che tanto vengono decantate: la nuova struttura, se mai verrà realizzata, sarà una vera e propria minaccia per le realtà commerciali della provincia di Milano”.
E l’Unione dei commercianti: “Quell’outlet farà scempio del territorio”. Quando poi Fusco si è tirato indietro, hanno così reagito: “Il sindaco di Opera è stato incoerente. Siamo amareggiati e delusi” (Il Giorno 11 aprile 2014). Ma inveivano anche contro le tanto decantate assunzioni nella struttura: “Si tratta di numeri fittizi poiché i posti di lavoro saranno compensati dalla chiusura di tanti negozi che non reggeranno l’onda d’urto. Inoltre, in molti casi si tratterà di contratti a termine ed inserimenti di pochi mesi. Del lavoro ci sarà solo l’illusione. Si sacrificano il territorio e il Parco Sud per creare una cattedrale nel deserto e peggiorare la qualità di vita dei residenti. È incomprensibile”.

Do ut des

Al sindaco Fusco sono stati garantiti dalla società dell’outlet 1,8 milioni di interventi sul territorio di Opera. Ecco invece cosa portano a casa quelli dell’Unione del commercio di Milano, in cambio del ritiro del loro ricorso al Tar:
– la destinazione diretta all’Unione del Commercio o a soggetti dalla stessa determinati, del contributo per le “misure “socio-economiche” di complessivi di 60mila euro per studi e ricerche con Locate District;
– Locat District si impegna a garantire, al di la del numero di adesioni raccolte, il raggiungimento di una quota minima di 90 unità, mediante specifica integrazione economica che avverrà con i pagamento della relativa quota complessiva di iscrizione fissata sin da adesso in 200 euro per le ditte individuali e di 400 euro per le società di capitali;
– l’impegno di Locate District di riservare una superficie lorda pavimentabile (SPL) complessiva pari al 2% (circa 1.200 mq n.d.r.) della SPL effettivamente realizzata al momento dell’apertura della grande struttura di vendita agli esercenti iscritti all’Unione del Commercio che intendono svolgere attività compatibili… limitatamente alla superficie citata, viene riservato ai suddetti esercenti il diritto di prelazione rispetto ad altri operatori …
– Agli esercenti (sempre coloro che sono all’interno del 2% della SPL) vengono riservate condizioni economiche agevolate … in misura del 20% minor canone per il primo anno; 15% per il secondo anno, 10% per terzo anno;
– il riconoscimento una tantum di 25mila euro a Federmoda (associazione di Confcommercio) da corrispondere entro il 2015 per realizzazione e distribuzione di pubblicazioni e promozioni;
e) accordo per corsi formativi degli operatori e dipendenti da effettuarsi nella scuola di Lonati (tra i promotori di Scalo Milano) e nella Scuola superiore del Commercio (di Confcommercio)
f) Federmoda avrà a disposizione gratuita per 6 anni uno spazio di 200 mq per la presentazione e la vendita di prodotti (vedi protocollo d’intesa).

L’outlet saldamente ancorato nel porto delle nebbie padane


A partire dall’approvazione del progetto dell’outlet di Locate Triulzi, denominato Scalo Milano, in questi due anni è stato tutto un susseguirsi di annunci del tipo “Al via il cantiere dello Scalo Milano” o “Scalo Milano, l’outlet di Locate assume 500 persone. Ma è presto per mettersi in fila” e ancora “I lavori cominceranno entro la seconda metà di quest’anno e dovrebbero terminare in concomitanza con Expo 2015”. Che dire poi del sito ufficiale (scalomilano.it), con immagini così sfavillanti e realistiche tali da rendere difficile credere che non si tratti di una struttura già perfettamente funzionante. Invece la realtà è un’altra: un deserto, un’enorme spianata di 172.000 mq senza un palo ritto, né una buca per le fondamenta, come dimostra la foto di marzo 2015.
Per capirne di più, abbiamo partecipato lo scorso 30 marzo alla commissione territorio del comune di Locate, dove si presentava un’informativa sul progetto dell’outlet. Poche le novità sostanziali, ma significative forse di qualche difficoltà nel trovare marchi, società commerciali e artigianali disposte ad entrare nel progetto.
Poche le novità progettuali: i 63mila mq di superficie lorda pavimentabile (43.280 mq nella prima fase di avvio) rimangono inalterati, anche se i due edifici all’entrata principale sono inglobati in uno. Cambiano in termini più evidenti le facciate degli edifici: il look che richiamava l’archeologia industriale è ora sostituito da pareti a specchi e vetrate, con profusione di neon e luci sparate.
Ma il cambiamento più importante lo si legge forse in altri dettagli. Sono spazzate via o fortemente ridotte le volumetrie destinate ad aree artigianali e magazzini (nel progetto iniziale trovavano spazio attività nei settori della moda e del cibo), per concentrarsi sulle aree di esposizione e di vendita. Anche queste, comunque, con una sostanziale differenza: la suddivisione è ora prevista in superfici più piccole, dell’ordine dei 200 mq. Probabilmente un segno che i grandi marchi del fashion e dell’alimentare non sono poi tanto attratti da questo outlet in piena campagna.
Tempi ancora lunghi quindi (l’assessore al territorio di Locate Triulzi ha azzardato come data d’avvio il 2016), tanto più che prima della sua apertura devono essere realizzate tutte le opere di mitigazione, compresi chilometri di allargamento della viabilità. Ma noi non abbiamo fretta.
 


L’outlet di Locate non ha più oppositori Anche l’Unione del Commercio capitola gli ambientalisti rimangono soli

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