Di giorno in giorno si cancella
il patrimonio del Parco Sud
Il ricorso è stato bocciato dal TAR, ma Legambiente ha presentato un immediato ricorso al Consiglio di Stato. Attendiamo gli esiti.
Comuni che modificano i Piani regolatori per trasformare aree destinate a industria e residenza in zone esclusivamente agricole: questa è la notizia. Ma arriviamoci con alcuni passaggi logici.
La crisi edilizia, sfociata nella giornata della collera, ha messo sul tavolo dati impressionanti, non solo economicamente, ma anche in termini di perdita di posti di lavoro, calcolati, includendo l’indotto, intorno a 550mila disoccupati. Ovviamente non si può che essere solidali con i lavoratori oggi senza impiego, ma non si può neppure ignorare che il settore è in crisi anche a causa dell’eccesso di offerta di abitazioni e di capannoni.
Riceviamo da Arturo Calaminici, portavoce del Coordinamento Associazioni Parchi Lombardi e consigliere PD in Provincia, questa analisi sui nemici del Parco agricolo Sud Milano. Un documento che merita attenzione, ma soprattutto invita all’azione di difesa di questo nostro territorio, sempre più attaccato da “nemici che non muoiono mai”. Aggiungiamo che se il Parco oggi esiste non lo si deve alle istituzioni, che al Parco sottraggono molto più di quello che mettono, ma lo si deve a quei cittadini e quelle realtà culturali, imprenditoriali e associative che credono e puntano sulla qualificazione dell’agricoltura e dell’ambiente, sul mantenimento del paesaggio agricolo e sulla valorizzazione del patrimonio storico e culturale di questi territori. Se oggi il Parco vive, lo si deve a queste persone che resistono in una lotta per certi versi assurda e ridicola, poiché semplicemente chiedono che vengano rispettati i principi ispiratori del Parco, che dovrebbero essere i fondamenti dell’azione amministrativa di chi lo governa, nei comuni come nella provincia.
L’Associazione per il Parco sud crede si possano affrontare in maniera unitaria i rischi che incombono su questo territorio, non solo perché insieme è più facile, ma anche perché lavorare insieme è necessario per mantenere unito e vivo il Parco.
La faccia tosta di certi politici non finisce mai di stupire. Massimo D’Avolio, da otto anni sindaco di Rozzano e presidente dell’Assemblea dei Sindaci del Parco Agricolo Sud Milano (dove si sono prese negli ultimi anni decisioni devastanti per il Parco), si candida alle regionali. Nulla di strano: da amministratore di un importante comune avrà acquisito certamente dei meriti e delle sensibilità, che in effetti elenca sul suo sito.
Se si fosse limitato ai primi 5 temi (lavoro, istruzione, casa, sicurezza e sanità) non staremmo qui a parlarne, ma al sesto posto appare un argomento che proprio non ci aspettavamo: l’urbanistica.
Mai come nella fase attuale si assiste alla crescita di istanze da parte di associazioni di cittadini per sensibilizzare e, per quanto possibile, responsabilizzare i candidati al nuovo Parlamento. Le richieste sono molteplici e tutte finalizzate a far sì che i neoeletti si occupino finalmente anche di territorio e ambiente, non in un’ottica emergenziale (a disastro avvenuto), bensì in termini di prevenzione e di valorizzazione delle bellezze del nostro paese.
A sostenere queste “verità” è Paolo Bertolone, consigliere PDL di Segrate. Ecco come ce la raccontava lo scorso anno dal suo blog, subito dopo l’approvazione del PGT del suo Comune: “Ieri sera il Piano di Governo del Territorio (PGT) è stato approvato a larga maggioranza dal Consiglio comunale della nostra Città, dopo innumerevoli commissioni (con un lavoro di preparazione durato due anni e mezzo) ed una estenuante seduta durata ben tre giorni”. Relativamente all’area di nostro interessa ci informava: “Il cosiddetto Golfo Agricolo è area interamente privata, e quindi inaccessibile, e solo sulla carta zona agricola: con il PGT approvato, il Comune di Segrate acquisirà il 70% (pari a 500.000 mq) dell’area in questione, che sarà destinata a parco pubblico, in cambio della concessione a costruire al privato per una percentuale minima (pari al 10%) con l’obbligo per il privato stesso di adibire a verde privato con uso comune (sul modello di Milano 2) anche il restante 20%”.