Il Pagiannunz è morto
ma rinascerà!
Non colerà il cemento

La devastazione non fermerà la cittadinanza viva e attenta. Non colerà il cemento. Con questa convinzione, il Comitato per la Difesa del Territorio Abbiatense denuncia il devastante intervento, avvenuto la scorsa settimana, delle ruspe. In 24 ore, con zelanti operai della proprietà, la Essedue di Bergamo, hanno distrutto il Pangiannunz (il Parco Giardino dell’Annunziata), triturando suolo, piante, terra, animali. Poi è arrivata l’ordinanza del Comune: troppo tardi, nonostante le numerose sollecitazioni pervenute all’amministrazione in questi ultimi mesi.

Il Pagiannunz è morto
ma rinascerà!
Non colerà il cemento

La devastazione non fermerà la cittadinanza viva e attenta. Non colerà il cemento. Con questa convinzione, il Comitato per la Difesa del Territorio Abbiatense denuncia il devastante intervento, avvenuto la scorsa settimana, delle ruspe. In 24 ore, con zelanti operai della proprietà, la Essedue di Bergamo, hanno distrutto il Pangiannunz (il Parco Giardino dell’Annunziata), triturando suolo, piante, terra, animali. Poi è arrivata l’ordinanza del Comune: troppo tardi, nonostante le numerose sollecitazioni pervenute all’amministrazione in questi ultimi mesi.

Una fetta di terra fecondata dalla natura

Il Pagiannunz si trova ad Abbiategrasso, nel Parco del Ticino, al confine con il Parco agricolo sud Milano: è grande quasi 5 ettari. “Una fetta di terra adiacente ad un’area industriale oggi dismessa, la Siltal, quella delle lavatrici e delle storiche pentole smaltate” -scrive l’ambientalista Domenico Finiguerra-. Un fetta di terra che è il potenziale giardino di un complesso monumentale di importanza storica e sociale: il Convento dell’Annunziata. Una fetta di terra, che purtroppo è anche molto strategica, sita all’ingresso della città, tangente a circonvallazioni, provinciali e statali, e che ha una supposta forte vocazione edificatoria, grazie ai progetti autostradali rigorosamente bipartisan, voluti dal Formigonismo e dal Penatismo”. Un’occasione da non perdere per il partito del cemento. Tant’è che il Piano Regolatore su quella fetta di terra prevedeva, e prevede tutt’ora, cemento, centri commerciali e palazzi.
Nel frattempo, però, su quella stessa fetta di terra la natura non è rimasta ferma e, grazie a una roggia, l’ha trasformata in una pregiata zona umida, divenendo luogo di riproduzione e di passaggio di tritoni crestati, ramarri occidentali, rospi smeraldini e si potevano incontrare anche volpi, cavalieri d’Italia, garzette, aironi, barbagianni.
“Una culla di biodiversità -prosegue Finiguerra- che ha trovato nell’ultimo anno anche dei custodi: gli attivisti del Comitato per la difesa del territorio abbiatense. Custodi che hanno fatto crescere la consapevolezza degli abbiatensi per quel luogo che fino a ieri tutti osservavano distrattamente, tutti (o meglio quasi tutti) certi che prima o poi si sarebbe alzata la classica rete arancione da cantiere e che prima o poi su nuovi capannoni o condomini avrebbe fatto la comparsa il classico cartello affittasi”.
In parallelo, però, il Partito del Cemento si è fatto avanti con un progetto: l’ennesimo centro commerciale. E allora carte bollate, ordinanze, petizioni, cortei e pedalate… È partita l’ennesima vertenza del nostro paese. Comitati, associazioni e cittadini schierati per difendere il territorio.
“Ha senso, ad Abbiategrasso come in ogni altra città d’Italia, costruire ancora centri commerciali, outlet, capannoni, condomini, visto che abbiamo un enorme stock di immobili vuoti ed invenduti? Ha senso sacrificare sull’altare di questo modello decotto e fallito qualcosa di non rinnovabile come la terra? Ha senso sterminare campi (perché come ci ricordava il compianto poeta Andrea Zanzotto, di sterminio si tratta), fauna e flora, per fare spazio ad inutili scatoloni prefabbricati?” si domanda Finiguerra. E si risponde “No, non ha senso. E ad Abbiategrasso la battaglia per il Pagiannunz si è trasformata da vertenza ambientalista in movimento civico dal basso. Un movimento che non chiedeva solo di tutelare il Pagiannunz, ma che pretendeva il cambio radicale di modello. Un movimento che ha contagiato della propria consapevolezza un numero sempre maggiore di abitanti. Abitanti che se fino a ieri osservavano distratti quella fetta di terra e passavano veloci, si sono fermati per osservare quel paesaggio così diverso dalla schiera di tapparelle abbassate di centinaia di case vuote dal susseguirsi monotono di striscioni ‘svuota tutto’ e ‘affittasi’ sui capannoni appena costruiti su terreni fertili. È davvero intelligente questo comportamento? È davvero Homo Sapiens chi distrugge la natura, il creato, l’ambiente in cui vivranno i propri figli? È davvero etico continuare a fare finta di niente?”

Il Pagiannunz rinascerà

“È chiaro che dietro a tutto ciò -spiegano da Terre dei Parchi, circolo di Legambiente- c’è l’azione ricattatoria dell’immobiliare Essedue di Bergamo, che vuole spingere il Comune ad approvare il suo progetto di centro commerciale prima che si sia chiusa la variante al PGT”. Ma la Natura saprà riprendere lentamente il suo corso, accogliendo nuove specie animali e donarci nuove fioriture. Certo è che ora bisognerà attrezzarsi per tempo all’ennesimo ricorso, all’ennesima prova di forza che i palazzinari metteranno in campo.

 

Il Pagiannunz è morto ma rinascerà! Non colerà il cemento

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