Con i distretti rurali
l’agricoltura cambia pelle
e si fa protagonista del Parco

Calano vistosamente i consumi alimentari ed è anche per questa ragione che il settore agricolo sta mutando letteralmente pelle. Se sino ad ora l’agricoltore operava individualmente, convinto che “chi fa per sé fa per tre”, da qualche anno nei nostri territori si assiste alla creazione di distretti rurali o agricoli che, con il loro approccio consortile e solidale, rappresentano un nuovo fenomeno in forte ascesa.

Parlano le esperienze dirette

L’esperienza più dura ed emblematica riguarda la città di Milano. Il Dam, Distretto agricolo milanese, è la risposta a decenni di avversità e difficoltà: in 30 anni la città ha cancellato il 60% della sua agricoltura, distrutta dall’espansione urbana. “Fino a qualche anno fa -afferma Andrea Falappi, presidente del Distretto e gestore di Cascina Campazzo- eravamo sotto tremende pressioni: sfratti, distruzioni dei reticoli idrici e degrado erano all’ordine del giorno. Oggi col Dam dialoghiamo direttamente con le Amministrazioni: non solo con l’assessore all’agricoltura, ma anche con quello della Cultura, Educazione, Verde urbano e Commercio, per portare avanti concretamente i nostri progetti”.

Con i distretti rurali
l’agricoltura cambia pelle
e si fa protagonista del Parco

Calano vistosamente i consumi alimentari ed è anche per questa ragione che il settore agricolo sta mutando letteralmente pelle. Se sino ad ora l’agricoltore operava individualmente, convinto che “chi fa per sé fa per tre”, da qualche anno nei nostri territori si assiste alla creazione di distretti rurali o agricoli che, con il loro approccio consortile e solidale, rappresentano un nuovo fenomeno in forte ascesa.
Parlano le esperienze dirette
L’esperienza più dura ed emblematica riguarda la città di Milano. Il Dam, Distretto agricolo milanese, è la risposta a decenni di avversità e difficoltà: in 30 anni la città ha cancellato il 60% della sua agricoltura, distrutta dall’espansione urbana. “Fino a qualche anno fa -afferma Andrea Falappi, presidente del Distretto e gestore di Cascina Campazzo- eravamo sotto tremende pressioni: sfratti, distruzioni dei reticoli idrici e degrado erano all’ordine del giorno. Oggi col Dam dialoghiamo direttamente con le Amministrazioni: non solo con l’assessore all’agricoltura, ma anche con quello della Cultura, Educazione, Verde urbano e Commercio, per portare avanti concretamente i nostri progetti”. Si parla di neoruralizzazione, perché non si vuole giocare in difesa, difendendo le produzioni a Milano che -sono pochi a saperlo- è la seconda città agricola d’Italia, ma si vogliono esplorare nuovi servizi all’ambiente e al cittadino. Tra gli obiettivi vi sono la diversificazione della produzione agricola, anche per generare un paesaggio variegato,  incremento della capacità di trasformazione in loco dei prodotti (mieleria, riseria, caseificio), aumento della capacità ricettiva anche per attività riabilitative, educative e culturali,  nonché commercializzazione diretta dei prodotti agricoli locali. Non mancano temi anche “duri”, quali il presidio del territorio contro micro e macro criminalità e il contrasto al degrado paesaggistico-ambientale, o quelli orientati alla valorizzazione del territorio: manutenzione del reticolo idrico e degli spazi verdi, interventi per la fruizione (sentieri, aree di sosta e pic-nic) e riqualificazione del paesaggio agrario (marcite, fontanili, siepi, piccole aree boscate e filari).

Tra Ticino e Parco Sud

Il Distretto Neorurale delle tre Acque, istituito nello scorso gennaio, si sviluppa su tre bacini, il fiume Ticino, il canale Villoresi e il Naviglio Pavese, a cavallo tra il Parco Agricolo Sud Milano e il Parco del Ticino. Raggruppa oltre 45 aziende innovative, orientate alla multifunzionalità: agriturismi, fattorie didattiche, aziende dedicate alla trasformazione dei prodotti e vendita diretta. La neoruralità è volta non solo alla produzione degli alimenti, ma anche a offrire servizi al cittadino, che può fruire di un ambiente rurale ad alto contenuto di naturalità. Le aziende del distretto stanno dimostrando che è possibile aumentare il proprio reddito aziendale e i posti di lavoro, recuperando altresì fabbricati rurali per nuove funzioni, sempre connesse all’attività agricola, che comunque rimane prevalente. La pratica della sostenibilità è applicata a un vasto paniere di prodotti: vino, miele, ortaggi, frutta, latte, salumi, formaggi, yogurt, pesci e vari tipi di cereali. Non mancano progetti di recupero di antiche razze in via di estinzione, come la bovina varzese e il pollo milanino. Senza trascurare il miglioramento dei sentieri rurali. “Tutto ciò che facciamo non è solo la somma delle attività dei singoli, ma anche frutto di interscambi fruttuosi -testimonia Niccolò Reverdini, consigliere del Distretto- la mia azienda, per esempio, scambia il proprio foraggio col formaggio di un altro produttore, per utilizzarlo nell’attività di ristorazione, idem per la farina con il pane: baratti alla luce del sole che rafforzano tutti gli attori”.

Spighe e gracidii

Si concentra sul prodotto principe delle nostre terre il Distretto Riso e Rane, che dal giugno 2011 raggruppa 63 aziende risicole nella fascia sud ovest del Parco Sud e parte del Parco del Ticino. “Per continuare a produrre il riso migliore d’Europa a 10-20 km da Milano bisogna muoversi in maniera coordinata, superando l’individualismo atavico” spiega il direttore Marco Magni. Ci si è perciò costituiti come gruppo d’acquisto, per ottenere consistenti sconti  per i prodotti che servono alla produzione. Ma sono altresì impegnati sul fronte della qualità del prodotto, arrivando ad effettuare analisi del Dna per certificare i propri risi arborio e carnaroli. Infine, una grande attenzione è posta alla valorizzazione ambientale: acque pulite e presenza di fauna attirano il turismo rurale.


Il quarto Distretto della provincia di Milano è quello della Valle Olona, tra Rho e Legnano. 29 aziende che si sono unite per difendersi dalla incalzante urbanizzazione. Consorziate dal settembre scorso, puntano su prodotti di vicinato quali latte, uova, patate e fiori. Bypassando le organizzazioni sindacali agricole, le aziende si sono organizzate per l’acquisto comune dell’urea, spuntando prezzi bassi. Sono state avviate anche attività didattiche per far conoscere il mondo rurale ai ragazzi.


Di tipo completamente diverso è il Desr, Distretto di economia solidale rurale del Parco Agricolo Sud Milano, dove dal 2008 si coordinano le attività di 22 aziende agricole biologiche (erano 4 all’inizio in tutto il Parco Sud) o in conversione bio con oltre 20 Gruppi d’Acquisto solidale di Milano e dell’hinterland. Anche 4 botteghe eco-solidali hanno messo a fattor comune le proprie forze, per veicolare le nuove esigenze dei cittadini-consumatori con il mondo produttivo del parco agricolo.


Tante risposte alla crisi, ma il disegno è comune. “I tempi -commenta Valentina Mutti, presidente delle sezione milanese di Acli Terra- impongono nuove sfide e l’azienda deve essere sempre più il fulcro della valorizzazione e difesa ambientale. Ma non può più operare isolata. Sta cambiando il modo di proporsi al mercato, e non è un caso che, in un contesto di incremento dei senza lavoro, i dipendenti nell’agricoltura siano invece in crescita”. 


Con i distretti rurali, 
l’agricoltura cambia pelle 
e diventa protagonista nel Parco

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