Giornata mondiale dell’ambiente
I crimini contro la natura
al quarto posto per fatturato sporco

Dal 1972, il 5 giugno si celebra il World environment day, per ricordare la Conferenza di Stoccolma del 1972, durante cui è nato il Programma dell’Onu per l’ambiente. Ogni anno viene scelta una tematica: il 2016 è dedicato ai crimini contro la natura, quali il commercio illecito di specie protette, bracconaggio, vendita illegale di legno tropicale, traffico delle zanne di elefante e dei corni di rinoceronte. Tutte le forme di appropriazione illegale di risorse naturali, con un fatturato annuale di 213 miliardi di dollari rappresentano il quarto mercato criminale del Pianeta, dopo il traffico della droga, la tratta delle persone e il mercato nero delle armi. La cattura, l’uccisione, la trasformazione e la commercializzazione illegale di queste specie contamina un’infinità di prodotti e settori: dalla moda (come pelli e avorio) all’arredamento (come alberi e altre piante in via d’estinzione), dal cibo (come scimmie e pangolini) ai prodotti farmacologici tradizionali (come parti di tigre e corna di rinoceronti) e agli animali domestici (come pappagalli e rettili)…

Giornata mondiale dell’ambiente
I crimini contro la natura
al quarto posto per fatturato sporco

Dal 1972, il 5 giugno si celebra il World environment day, per ricordare la Conferenza di Stoccolma del 1972, durante cui è nato il Programma dell’Onu per l’ambiente. Ogni anno viene scelta una tematica: il 2016 è dedicato ai crimini contro la natura, quali il commercio illecito di specie protette, bracconaggio, vendita illegale di legno tropicale, traffico delle zanne di elefante e dei corni di rinoceronte. Tutte le forme di appropriazione illegale di risorse naturali, con un fatturato annuale di 213 miliardi di dollari rappresentano il quarto mercato criminale del Pianeta, dopo il traffico della droga, la tratta delle persone e il mercato nero delle armi.
Il bisogno di proteggere la flora e la fauna del Pianeta dalla predazione del crimine organizzato è diventata una priorità mondiale. L’Ufficio Drugs and Crime delle Nazioni Unite (UNODC) ha pubblicato in questi giorni il rapporto annuale World Wildlife Crime Report dove sono illustrati con estrema chiarezza analisi e dati relativi ai “Crimini di Natura” che insanguinano e condannano all’estinzione specie uniche per il valore ecologico e cruciali per lo sviluppo sostenibile di paesi fragili dal punto di vista politico ed economico ma ricchi di biodiversità.
L’assemblea ambiente delle Nazioni Unite, svoltasi lo scorso maggio, è stata un’importante occasione per ricordare che ogni anno in Africa vengono bracconati più di 30.000 elefanti. Ogni anno viene ucciso il 10% dei gorilla di pianura. Anche la tigre dell’Amur è stata ridotta dal bracconaggio a non più di 540 esemplari, in via di estinzione mentre i leoni in Africa occidentale hanno a disposizione solo l’1% del precedente territorio di diffusione.
Secondo le Nazioni Unite il bracconaggio e il commercio illegale di natura non si ferma alle specie carismatiche: l’indagine dell’UNODC analizzando 164.000 sequestri in 164 paesi diversi ha riscontrato la presenza di ben 7.000 specie oggetto di crimini. La cattura, l’uccisione, la trasformazione e la commercializzazione illegale di queste specie contamina un’infinità di prodotti e settori: dalla moda (come pelli e avorio) all’arredamento (come alberi e altre piante in via d’estinzione), dal cibo (come scimmie e pangolini) ai prodotti farmacologici tradizionali (come parti di tigre e corna di rinoceronti) e agli animali domestici (come pappagalli e rettili). Sempre secondo l’ufficio UNODC tutti siamo potenzialmente complici del bracconaggio e tutti abbiamo la responsabilità di agire, anche attraverso la diffusione della consapevolezza, dell’informazione e delle pratiche di un consumo responsabile.

WWF, occorre un piano di contrasto nazionale ed europeo

Purtroppo anche in Italia la piaga del bracconaggio fa strage di animali protetti. Milioni di uccelli ogni anno vengono uccisi da doppiette, trappole e reti. Le 300 guardie del WWF, in prima linea nella lotta ai crimini di natura italiani, ogni anno sequestrano migliaia di richiami, munizioni, armi illegali. Il WWF chiede per la giornata dell’ambiente che l’Italia si doti di un piano nazionale per fronteggiare il fenomeno illegale della cattura, uccisione e importazione di specie selvatiche. Non solo a difesa degli uccelli (rispetto ai quali il ministero dell’Ambiente ha appena avviato un processo di consultazione per la redazione di un piano, su sollecitazione dell’Unione Europea), ma a difesa di tutte le specie vittime di lacci, trappole, veleno e armi da fuoco. Fra questi, è doveroso ricordarlo, ci sono ogni anno centinaia di lupi. Il WWF chiede, inoltre, un maggiore coordinamento tra le forze dell’Ordine per rafforzare l’efficacia della sorveglianza, accurate indagini, condanna dei responsabili e un inasprimento delle sanzioni e delle pene per i reati contro la fauna selvatica.
Fermare il traffico di specie selvatiche e dei prodotti che da queste derivano, alimentato dal bracconaggio, è una responsabilità anche europea. Il WWF sta interloquendo, proprio in questi giorni, con i ministeri dell’Ambiente dei paesi membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, in vista dell’approvazione, il 20 giugno prossimo a Bruxelles, del Piano d’azione europeo sul traffico di specie selvatiche in coerenza con gli obiettivi della CITES (Convenzione sul commercio internazionale di specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione).
Su scala europea, il WWF ritiene che nel contrasto ai traffici illegali in ogni paese membro, oltre a garantire adeguati finanziamenti, debbano essere coinvolte nelle attività di prevenzione e contrasto dell’illegalità tutte le amministrazioni competenti che si occupano di giustizia e ordine pubblico, crimine organizzato, commercio, affari esteri.
Infine, per il WWF è importante che tutti i Paesi europei garantiscano il supporto ai paesi terzi.
5 giugno 2016

 

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