Basta centri commerciali nel Parco Sud!
Il boom degli acquisti online può salvarlo:
negli USA il 25% dei centri commerciali chiude

6 giugno 2017. Scalo Milano, il centro commerciale di Locate, annuncia l’ampliamento della struttura di vendita, in linea con i programmi della società. “Abbiamo stimato che a regime ospiterà 8 milioni di visitatori e il break even point è previsto già nel prossimo anno”: erano le previsioni del presidente Ettore Lonati, come dichiarato in data 6 ottobre 2016 al Corriere della Sera edizione di Brescia. Ma lo scorso 27 maggio, nell’ambito della presentazione del progetto di raddoppio del centro commerciale, Carlo Maffioli, copromotore di Scalo Milano, al medesimo quotidiano dichiarava: “Sono attesi oltre tre milioni di visitatori entro dicembre di quest’anno”. Da 8 a 3 milioni ci sembra una previsione al ribasso di tutto rilievo. Ipotizzare 5 milioni di visitatori in più semplicemente portando da 130 a 155 i negozi ci pare una sorta di azzardo. Anche perché tutte le grandi società di ricerca del settore retail prevedono un forte crollo delle vendite dei centri commerciali. La causa è stata individuata: l’e-commerce.
Prendiamo ad esempio quanto scrive Il Sole 24 Ore del 24 febbraio 2017: per quest’anno riporta una previsione di volumi di vendite pari a oltre…

Basta centri commerciali nel Parco Sud!
Il boom degli acquisti online può salvarlo:
negli USA il 25% dei centri commerciali chiude

6 giugno 2017. Scalo Milano, il centro commerciale di Locate, annuncia l’ampliamento della struttura di vendita, in linea con i programmi della società. “Abbiamo stimato che a regime ospiterà 8 milioni di visitatori e il break even point è previsto già nel prossimo anno”: erano le previsioni del presidente Ettore Lonati, come dichiarato in data 6 ottobre 2016 al Corriere della Sera edizione di Brescia. Ma lo scorso 27 maggio, nell’ambito della presentazione del progetto di raddoppio del centro commerciale, Carlo Maffioli, copromotore di Scalo Milano, al medesimo quotidiano dichiarava: “Sono attesi oltre tre milioni di visitatori entro dicembre di quest’anno”. Da 8 a 3 milioni ci sembra una previsione al ribasso di tutto rilievo. Ipotizzare 5 milioni di visitatori in più semplicemente portando da 130 a 155 i negozi ci pare una sorta di azzardo. Anche perché tutte le grandi società di ricerca del settore retail prevedono un forte crollo delle vendite dei centri commerciali. La causa è stata individuata: l’e-commerce.

Nel 2017 gli acquisti online a quota 23,5 miliardi

Prendiamo ad esempio quanto scrive Il Sole 24 Ore del 24 febbraio 2017: “Il numero degli acquirenti online è cresciuto dal 2014 al 2016 del 26%, ma ancora maggiore è stato l’incremento del valore del mercato e-comm, che nello stesso periodo è aumentato di oltre un terzo – sottolinea Roberto Liscia, presidente di Netcomm ed Executive board member di Ecommerce Europe -. Anche per quest’anno prevediamo un forte sviluppo del comparto, in cui la multicanalità giocherà un ruolo chiave”. Dei quasi 21 milioni di acquirenti online attivi in Italia -aggiunge il quotidiano finanziario- ci sono circa 16 milioni (+25% nell’ultimo anno) di persone che nell’ultimo trimestre 2016 sono classificabili come clienti abituali delle vetrine online. Ciascuno ha fatto in media non meno di tre acquisti nel periodo con uno scontrino che supera di poco, in media, i cento euro. Sono loro che generano il 94% delle vendite B2C (Business to Consumer).
E anche il fatturato online in Italia continua la sua espansione: si amplia il pubblico degli acquirenti in rete e aumenta il giro d’affari generato; il valore delle transazioni nel 2016 ha registrato un incremento del 18%, giungendo a sfiorare i 20 miliardi di euro. Per il 2017 si prevede una crescita annua vicina al 19%, che dovrebbe portare il volume delle transazioni a circa 23 miliardi e mezzo di euro (Fonte: www.engage.it/eventi/e-commerce-crescita-del-19-per-2017/).

Dagli USA al Parco Agricolo Sud Milano

Entro il 2022, negli Stati Uniti chiuderà tra il 20 e il 25% dei grandi centri commerciali.  Sono queste le previsioni catastrofiche riportate da Milano Finanza Fashion del 2 giugno 2017, che analizza il mercato americano, da cui si può evocare il futuro per l’Europa: “La rivoluzione digitale in atto sul fronte distributivo continua a mietere vittime. Secondo l’ultimo report di Credit Suisse entro i prossimi cinque anni negli Stati Uniti chiuderà tra il 20 e il 25% degli shopping mall (grandi centri commerciali). Parliamo di una cifra importante: tra 220 e i 275 shopping center rispetto al totale di 1.100. Tra le cause citate nella ricerca spicca il ruolo sempre più importante giocato dall’e-commerce e il conseguente minor traffico all’interno dei mall. Parallelamente cresce la popolarità delle catene off-price (con prodotti a basso prezzo), che però scelgono di collocarsi al di fuori dei centri commerciali. A fronte di tutto ciò, aumenta in modo significativo il numero dei negozi che abbassano la saracinesca soprattutto del mass market, ma anche di livello medio e alto. Nel primo semestre 2017 è già stata annunciata la chiusura di 3.600 negozi di insegne come JCPenny, American apparel, Kmart, Macy’s, Abercrombie & Fitch e Guess. Credit Suisse prevede che, entro fine anno, saliranno a 8.640. D’altra parte, la minaccia, ma anche grande opportunità, è rappresentata dall’e-commerce che corre a doppia cifra: la banca svizzera stima che nell’abbigliamento la sua quota balzerà dall’attuale 17% al 37% nel 2030”.

Tornando alla nostra realtà, varrebbe forse la pena -e non ci riferiamo al solo centro commerciale di Locate, poiché sono molte le previsioni di aperture e ampliamenti di centri commerciali nell’area del Parco agricolo Sud Milano- che le aziende ripensassero le loro strategie commerciali. Risparmiando molti ettari di agricoltura e abbassando l’inquinamento da traffico.

Locate District e altri centri si ampliano

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