Bande di “alieni” scorrazzano nel Parco Sud
arrivati chissà come gli ibis sacri
si trovano bene tra campi e zone umide

Nessuno sa esattamente come sono arrivati, ma è certo lo zampino dell’uomo: dai territori piemontesi del Parco del Ticino questi uccelli alloctoni (più familiarmente esotici, non delle nostre terre) sembrano essersi ben ambientati nelle aree sud-ovest del Parco Agricolo Sud Milano e, con il loro inconfondibile aspetto (più piccoli di una cicogna, più grandi e tozzi di un airone bianco, ma soprattutto con un lungo becco nero ricurvo) sono visibili in gruppi composti da qualche singolo sino a una ventina di individui.
E’ un fenomeno relativamente recente, di cui è al momento estremamente difficile stabilire che impatto abbia con la avifauna autoctona (locale, nostrana).
Ma da dove cavolo viene? E la sua presenza è un bene o un male per la nostra fauna…?

Bande di “alieni” scorrazzano nel Parco Sud
arrivati chissà come gli ibis sacri
si trovano bene tra campi e zone umide

Nessuno sa esattamente come sono arrivati, ma è certo lo zampino dell’uomo: dai territori piemontesi del Parco del Ticino questi uccelli alloctoni (più familiarmente esotici, non delle nostre terre) sembrano essersi ben ambientati nelle aree sud-ovest del Parco Agricolo Sud Milano e, con il loro inconfondibile aspetto (più piccoli di una cicogna, più grandi e tozzi di un airone bianco, ma soprattutto con un lungo becco nero ricurvo, com’è evidente nella foto di Franco Boggiani) sono visibili in gruppi composti da qualche singolo sino a una ventina di individui.
E’ un fenomeno relativamente recente, di cui è al momento estremamente difficile stabilire che impatto abbia con la avifauna autoctona (locale, nostrana).

Ma da dove cavolo viene?

Uccello sacro per gli Egizi (venerato come incarnazione terrena del dio Thot) e ben conosciuto dagli antichi Romani (rappresentato anche in affreschi e mosaici a Pompei), vive principalmente nell’Africa sub-sahariana e Iraq sud-orientale, in ambienti caratterizzati alla presenza di acqua e fango, mentre si è estinto in Egitto.  L’origine della popolazione padana di questa specie è ancora sconosciuta: non è chiaro infatti se si tratti di individui sfuggiti localmente da parte di giardini zoologici o collezionisti, oppure da colonie preesistenti francesi.
Le prime nidificazioni in Piemonte risalgono al 1989, localizzate tra le province di Vercelli e Novara: da lì gli ibis si sono espansi verso est, arrivando ai nostri territori dove sembrano trovarsi a loro agio.

Un bene o un male per la nostra fauna?

Diciamo subito che ad oggi nessuno lo sa: mancano studi scientifici che abbiano analizzato il fenomeno.  Attualmente, in Piemonte l’Ibis sacro non sembra mostrare competizione svantaggiosa o predazione su altre specie e nidifica in convivenza con aironi e cormorani. Da noi, comunque, rimane il serio problema della scarsità di zone umide, aggravato negli ultimi anni dalla drastica diminuzione delle risaie allagate, in quanto sempre più diffusa è la coltura del riso a secco, con l’acqua che non staziona stabilmente nei campi. Per cui si tratta di una convivenza ristretta, dove si rischia seriamente di pestarsi i piedi (pardon, le zampe).
Al momento godiamoceli per quello che sono, piccoli gruppi di animali non molto diffidenti che si può avere la fortuna di osservare al fianco di strade poco trafficate, magari tra le stoppie del riso, come è il caso della foto di Franco Boggiani.

Ibis in Parco Sud

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