Veleni di Carpiano: incubo al rallentatore
I cinquestelle interrogano, il Sindaco precisa
e la Regione… già, la Regione che fa?

9 luglio 2018. Sembra di essere davanti a una gigantesca moviola, che ripete e ripete stancamente le stesse azioni. O dentro un buco nero, con il tempo che si dilata paurosamente e ogni tanto sembra addirittura retrocedere. La vicenda dei veleni su campi agricoli di Carpiano, che interessano anche il limitrofo comune di Landriano, va avanti stancamente da quasi 12 anni, sempre in attesa di qualche ulteriore analisi o decisione, con riunioni, tavoli tecnici e conferenze che più che produrre risultati generano ulteriori studi e incontri.
Ora i consiglieri regionali del M5S, a cui va dato il merito di aver portato all’attenzione dei cittadini questo grave caso di inquinamento, riaccendono i riflettori su Carpiano con una interrogazione alla nuova Amministrazione regionale. Abbiamo anche raccolto le precisazioni del sindaco di Carpiano, Paolo Branca, ma la sintesi è che Regione Lombardia gestisce la vicenda con lentezza esasperante: magari, prima o poi, il problema si risolverà da sé e i veleni col tempo si disperderanno. Magari nelle pance di tanti ignari consumatori…

Veleni di Carpiano: incubo al rallentatore
I cinquestelle interrogano, il Sindaco precisa
e la Regione… già, la Regione che fa?

9 luglio 2018. Sembra di essere davanti a una gigantesca moviola, che ripete e ripete stancamente le stesse azioni. O dentro un buco nero, con il tempo che si dilata paurosamente e ogni tanto sembra addirittura retrocedere. La vicenda dei veleni su campi agricoli di Carpiano, che interessano anche il limitrofo comune di Landriano, va avanti stancamente da quasi 12 anni, sempre in attesa di qualche ulteriore analisi o decisione, con riunioni, tavoli tecnici e conferenze che più che produrre risultati generano ulteriori studi e incontri.
Ora i consiglieri regionali del M5S, a cui va dato il merito di aver portato all’attenzione dei cittadini questo grave caso di inquinamento, riaccendono i riflettori su Carpiano con una interrogazione alla nuova Amministrazione regionale. Abbiamo anche raccolto le precisazioni del sindaco di Carpiano, Paolo Branca, ma la sintesi è che Regione Lombardia gestisce la vicenda con lentezza esasperante: magari, prima o poi, il problema si risolverà da sé e i veleni col tempo si disperderanno. Magari nelle pance di tanti ignari consumatori.

La richiesta di tempi brevi e certi

Sono passati tre anni dalla prima denuncia di Iolanda Nanni, ex consigliera regionale e oggi parlamentare M5S, sulla grave vicenda dei terreni agricoli coltivati a Carpiano e Landriano, contaminati con diossine, metalli pesanti e sostanze genotossiche. In questi giorni il M5S ha depositato un’interrogazione a prima firma del Consigliere regionale Nicola Di Marco che chiede tempi certi per la bonifica e l’analisi delle acque di falda: “Non possiamo attendere le calende greche per vedere passi avanti significativi in questo iter di bonifica che si trascina dal 2011 -dichiara Di Marco- e che è ancora nella prima fase dello studio di caratterizzazione dei rischi. Chiediamo quindi di definire un crono-programma delle prossime fasi di bonifica, che deve essere caratterizzato da tempi il più brevi possibile e certi”.
I consiglieri del Movimento rilevano inoltre la grave criticità dell’assenza di un progetto di monitoraggio delle falde, che potrebbero essere state contaminate dal percolamento degli inquinanti. Ed evidenziano che, nonostante che i tre enti preposti a vagliare la bonifica (ARPA, Provincia di Pavia e Città Metropolitana di Milano) abbiano a più riprese chiesto il posizionamento di piezometri (strumenti per il prelievo di campioni di acqua di falda) per accertarsi che non ci siano contaminazioni in corso, la società proprietaria dei terreni -sulla quale grava l’onere della bonifica- ancora si rifiuta di effettuare le analisi richieste.
“Data la gravità della situazione, non staremo a guardare -prosegue il consigliere Di Marco- e intendiamo incalzare la Regione sia per garantire tempi certi per la bonifica sia per garantire che venga effettuato anche il monitoraggio della falda. Ai tavoli dell’iter di bonifica Regione Lombardia gioca un ruolo centrale, direttamente e indirettamente, tramite le controllate ARPA e ATS (la vecchia ASL): chiediamo quindi che intervenga con fermezza a tutela dei cittadini, dell’ambiente e della salute”.

Qualche precisazione

Per il sindaco di Carpiano, Paolo Branca, il quadro è complesso: qualcosa è stato fatto, ma siamo ben lontani dalla decisione su come procedere alla bonifica.
Le analisi hanno ridimensionato la presenza di cromo esavalente, potente inquinante tossico e cancerogeno: il fatto che questa sostanza sia molto solubile all’acqua fa pensare che in questi anni il veleno si sia diluito, spargendosi nella falda.
“Durante un incontro tecnico dello scorso marzo, ARPA aveva chiesto l’installazione di tre piezometri –racconta il sindaco- e, per quanto ne so, la proprietà ha dato una risposta nel merito, sottoponendola a tutti gli interessati”.
Anche da queste parole, si comprende che si procede a rilento e siamo ancora ben lontani dalla conclusione della conferenza di servizi che, in termini ultimativi, indichi dove e come procedere al disinquinamento.

Tempi biblici, anzi geologici

È dal 2006 che studi commissionati dalla Provincia di Pavia al Centro di Ricerche Europeo di ISPRA hanno evidenziato la presenza di veleni in questi terreni. Un successivo rapporto di ISPRA, redatto nel 2011 per la Regione Lombardia, descriveva una situazione gravemente compromessa, indicando la possibile causa in sversamenti pirata nei terreni della Cascina Calnago, a cavallo tra i confini di Carpiano e Landriano. Nel novembre dello stesso anno, ci fu il primo incontro tecnico in Regione, mentre i terreni continuavano –come se nella fosse- a essere regolarmente utilizzati dai conduttori a fini produttivi.
Inspiegabilmente, bisogna attendere il 31 maggio 2015 per l’avvio in Regione della Conferenza dei Servizi, dove la proprietà dei terreni e tutti gli enti interessati devono prendere le decisioni sulla bonifica. In questa sede, l’azienda proprietaria dei terreni presenta uno studio che ARPA giudica “non sufficiente ed esaustivo”.
In questi tre anni si sono succeduti incontri tecnici, con ARPA a prescrivere maggiori e più diversificati controlli per comprendere come effettuare la bonifica. Nel 2016 viene bocciata la proposta dell’azienda di continuare con le coltivazioni usuali (principalmente mais), da destinare poi allo smaltimento (biogas, inceneritori?), senza essere avviate all’alimentazione umana o animale. L’orientamento dei sindaci, appoggiati dai cittadini e comitati spontanei di Landriano e Carpiano, è invece di procedere con bonifiche green, ovvero la phytoremediation, tecniche che utilizzano piante adatte a rimuovere gli inquinanti, in grado cioè di assorbire metalli pesanti dai terreni, senza che queste possano essere avviate -per sbaglio o per dolo- all’alimentazione.
Sempre nel 2016 l’agricoltore, di sua spontanea volontà, ma sotto la pressione dei cittadini ormai davvero arrabbiati, ha interrotto le produzioni.
In quest’ultimo anno e mezzo sono proseguiti gli incontri, sempre a carattere interlocutorio: le discussioni sono incentrate sulla “caratterizzazione”, ovvero sulla delimitazione areale e le caratteristiche dell’inquinamento, nonché sulla necessità di effettuate anche analisi sulle acque di prima falda.
Temi tutt’altro che irragionevoli, ma il tempo continua a passare e non ci si deve stupire se intanto, come indicano i nuovi dati raccolti, le aree contaminate si sono ridotte da 12 a 2 ettari e la concentrazione dei veleni si è ridotta. In altre parole, in questi 12 anni di inerzia degli amministratori, gli inquinanti si sono dispersi, il che non significa certo che siano spariti senza fare danni.
Rimane perciò l’impellenza dell’avvio immediato della bonifica dei terreni e ben vengano, quindi, tutte le azioni di sollecito che mettano fine a questo stanco e desolante lavorio.

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