Nel sud-est milanese avanzano progetti distruttivi
come la Cittadella dello Sport a San Donato
frutto dell’ignoranza del territorio e della sua storia
27 marzo 2021. Scritto da Cristiana Amoruso (per 20Zero77, magazine di politica e cultura), l’articolo evidenzia come il Sud Est Milano faccia parte della più vasta area conosciuta come Basso Milanese: terra fertilissima, ricca di acque, abitata da tempi antichissimi da uomini che, invece, ne hanno saputo intuire le potenzialità e grazie ai quali il sud Milano è stato il motore dello sviluppo complessivo di Milano e dei suoi borghi. E critica coloro che hanno intenzione di realizzare il progetto della Cittadella dello sport: non conoscono il territorio che vorrebbero così drasticamente trasformare. E neppure ne conoscono la storia, ne ignorano le potenzialità e il valore. È l’unica spiegazione plausibile del perché si voglia intervenire in questa area delicatissima e preziosa.
Proteggere l’agricoltura attorno alle abbazie del Basso milanese
Ogni giorno in Italia si cementifica un’area pari a 16 campi da calcio. Il nostro territorio non fa eccezione. Le ragioni sono varie: insediamento di logistica, centro commerciale, capannoni, abitazioni con relativi parcheggi. A San Donato invece è in arrivo un grosso complesso dello sport, a due passi da uno simile che dovrebbe sorgere a Santa Giulia.
Coloro che hanno intenzione di realizzare il progetto della Cittadella dello sport non conoscono il territorio che vorrebbero così drasticamente trasformare: non ne conoscono la storia, ne ignorano le potenzialità e il valore. E’ l’unica spiegazione plausibile del perché si voglia intervenire in questa area delicatissima e preziosa.
Il Sud Est Milano fa parte della più vasta area conosciuta come Basso Milanese: terra fertilissima, ricca di acque, abitata da tempi antichissimi da uomini che, invece, ne hanno saputo intuire le potenzialità e grazie ai quali il sud Milano è stato il motore dello sviluppo complessivo di Milano e dei suoi borghi.
Elementi naturali come le risorgive e la conformazione pianeggiante del suolo, facilmente coltivabile, sono state osservate e studiate con cura tale da essere poi individuate come risorse essenziali che hanno portato i monaci ad ideare le marcite. Questa fu l’innovazione tecnica che rivoluzionò gli allora mezzi produzione della più importante materia prima: il foraggio fresco per nutrire cavalli e buoi. È in ragione di questo passaggio storico a cui si deve l’inizio dello straordinario sviluppo economico, tecnico e civile che ha reso grande la Lombardia.
Il contesto storico, la società e il sistema economico sono oggi totalmente cambiati, ma qualcosa è rimasto di un passato glorioso, da non vedere come un’inutile e malinconico rimpianto, ma come esempio di un’intelligente visione e una giusta comprensione del territorio che oggi, come secoli fa, potrebbe rappresentare la leva di un cambiamento verso un differente tipo sviluppo che la storia e i problemi odierni chiedono a gran voce. In questo contesto bisogna prendere con coraggio le decisioni che più tutelino quello che stiamo pericolosamente perdendo: suolo, risorse naturali, salubrità e vivibilità.
In questa area del sud Milano permangono le Abbazie degli Umiliati (Chiesa di Monluè periferia di Milano Est; Abbazia di Viboldone a San Giuliano Milanese; Abbazia di Mirasole nel comune di Opera), quelle dei Cistercensi (Chiaravalle) e dei monaci Cluniacensi (Santa Maria in Calvenzano a Vizzolo Predabissi). Sono anche miracolosamente rimaste alcune marcite, che fornendo abbondanza di foraggio, hanno dato origine all’invenzione di un sistema di conservazione dell’eccedenza di latte: il formaggio Grana Padano, prodotto a Chiaravalle e nella vicina cascina Tecchione.
In zona si trovano cascine e terreni coltivati, canali e rogge, antichi mulini strade poderali utilizzate già dal medioevo, se non prima. Sarebbe veramente lungo l’elenco di quanti manufatti di valore storico ed etnoantropologico esistono ancora e che sono presenze nel territorio e nel paesaggio. Questi ambiti stanno però subendo pesanti minacce alla loro sopravvivenza: una cieca urbanizzazione che non si arresta e che sta drammaticamente riducendo le terre agricole, e una fitta rete viabilistica, con le sue infauste conseguenze, che le sta frazionando e depauperando.
Si sono però creati dei validi progetti che, riconoscendo l’enorme valore di questo patrimonio naturale e paesaggistico e che è anche storico e identitario, hanno come scopo la sua tutela e conservazione.
È ormai da anni che è in fase di sviluppo il progetto Strada delle abbazie ed è già stato realizzato in buona parte il tracciato del Cammino dei monaci.
Associazioni e cittadini lavorano e partecipano sempre più numerosi alle varie attività di fruizione dei territori, alla conoscenza della sua storia e ad attività di tutela diretta ad opera di volontari.
Il sud Milano risulta oggi essere nell’occhio del ciclone dell’ennesimo progetto cementificatorio che trova le sue pretestuose giustificazioni nel recupero di aree degradate (che non lo sono); nella sicurezza (perseguibile con ben altri mezzi che non siano l’urbanizzazione massiccia); nella fornitura di servizi e strutture sportive (spesso decisamente inflazionati); nella promessa di aree verdi (sempre ridimensionate rispetto a quanto promesso).
Le forti spinte espansive della Metropoli milanese stanno sempre più frantumando e soffocando i preziosi terreni a sud: riserva di terre agricole, spazi di paesaggi che ancora ricordano tradizioni e bellezza, forzieri dove è custodita ed è ancora visibile, nelle sue importanti rimanenze, la storia e il percorso della civiltà che ha plasmato questa regione.
Ecco perché la recente approvazione da parte del comune di San Donato Milanese del progetto “Cittadella dello sport” nei residui terreni coltivati (30 ettari) che separano l’abitato di San Donato da Milano, corrisponde ad un disastro annunciato.
Ci sono purtroppo altri campanelli d’allarme che richiamano la nostra attenzione.
A San Giuliano, una nuova strada comprometterà le uniche marcite rimaste in zona presso cascina Sesto Gallo, porterà traffico non distante dalla vicina abbazia di Viboldone e interromperà un corridoio verde su cui si svilupperebbe il tracciato del Cammino dei Monaci.
Occorre avviare un’importante riflessione sul tipo di futuro che vogliamo per il nostro territorio e saper scegliere con lungimiranza, tra costi e benefici, a livello di salute, benessere, vivibilità, tutela della bellezza.
Forse bisognerebbe essere capaci di prendere coraggiose e sagge decisioni come fecero i monaci agli albori di nuova era di epocali cambiamenti e novità.
L’Europa deve difendere questo patrimonio culturale, agricolo, storico, paesaggistico poiché le amministrazioni locali sembrano essere insensibili a questa ricchezza già molto intaccata da un’urbanizzazione incurante, miope e spesso cinica.
A fronte delle pressioni edificatorie e ai rapidi guadagni derivanti, le Amministrazioni locali sembrano deboli e accecate da un’idea di progresso e modernità dimentico dell’unicità e del valore di questa area geografica che fu di capitale importanza per il capoluogo lombardo. In particolare, i beni culturali presenti nelle nostre realtà risultano spesso non censiti, non sono adeguatamente conosciuti e studiati e rappresentano il fanalino di coda in quelle che sono le politiche e le scelte dei comuni.
La situazione così come si presenta oggi, al netto delle complessità e dei problemi che caratterizzano le scelte amministrative, non promette nulla di buono rispetto a quello che molti ora desiderano per il territorio e per la qualità della loro vita.
Milano non sfugge a queste contraddizioni e a queste criticità.
La città sembra ora, purtroppo, orientata a fagocitare le sue radici: sappiamo bene però che senza radici, semplicemente, non c’e futuro.
Immagine di copertina: Abbazia di Chiaravalle, foto di © Adriano Carafòli