Terrevive, il decreto
che mette all’asta 5.500 ettari
di territori agricoli demaniali

Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole, di concerto Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e Finanze, ha partorito il decreto Terrevive, che consente la messa in vendita di 5.500 ettari di terreni agricoli pubblici, con prelazione agli under 40, di cui il 20% in locazione.

Ai terreni alienati o locati non potrà essere attribuita una destinazione urbanistica diversa da quella agricola prima di 20 anni dalla trascrizione dei contratti nei pubblici registri immobiliari. Non vogliamo fare i soliti disfattisti, ma a noi questa sembra l’ennesima operazione per fare cassa, che potrà portare ai pochi fortunati acquirenti delle terre d’Italia a trasformarsi da agricoltori (sempre che lo siano realmente) in immobiliaristi nel giro di 20 anni, lasciando gli italiani con sempre meno terre per l’agricoltura. Ma leggete a che prezzo vengono messi all’asta! Intanto, di come averli in affitto non si sa.

Il territorio pubblico è un bene comune! Possiamo accettare passivamente che i politici di turno svendano il nostro patrimonio? Perché non dare tutti i lotti in affitto e salvaguardare così la destinazione d’uso agricolo?

Terrevive, il decreto
che mette all’asta 5.500 ettari
di territori agricoli demaniali

Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole, di concerto Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e Finanze, ha partorito il decreto Terrevive, che consente la messa in vendita di 5.500 ettari di terreni agricoli pubblici, con prelazione agli under 40, di cui il 20% in locazione.
“Il provvedimento -si legge nel comunicato stampa- individua i terreni coinvolti che appartengono nello specifico al Demanio, al Corpo forestale dello Stato, al Cra – Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura. Ai terreni alienati o locati non potrà essere attribuita una destinazione urbanistica diversa da quella agricola prima di 20 anni dalla trascrizione dei contratti nei pubblici registri immobiliari. È la prima volta in assoluto – ha dichiarato il Ministro Martina – che terreni pubblici statali vengono coinvolti in un progetto di questa portata per incentivare il ricambio generazionale e l’imprenditorialità giovanile in campo agricolo. Nei prossimi mesi proseguiremo questo lavoro anche con le Regioni e i Comuni, che potranno dare nuova vita al loro patrimonio di terre agricole incolte. Vogliamo rendere di nuovo produttive tante terre, troppo spesso frazionate, che potranno contribuire al rilancio del settore”.

Da agricoltori a immobiliaristi in 20 anni

Non vogliamo fare i soliti disfattisti, ma a noi questa sembra l’ennesima operazione per fare cassa, che potrà portare ai pochi fortunati acquirenti delle terre d’Italia a trasformarsi da agricoltori (sempre che lo siano realmente) in immobiliaristi nel giro di 20 anni, lasciando gli italiani con sempre meno terre per l’agricoltura. Un piatto ghiotto, quindi, per chi voglia fare speculazione su terre vendute sottocosto e aspetti solo 20 anni per il cambio di destinazione d’uso.
E che si tratti di vendite sottocosto lo si riscontra anche da una semplice visita al sito www.agenziademanio.it: qui si trovano già le prime aste di vendita, ma per come procedere per avere le terre in affitto, niente. È probabile che questo iter venga affidato ai singoli comuni, i quali, ormai senza un soldo per i continui tagli, preferiranno anch’essi vendere al miglior offerente. In Lombardia è all’asta un’area golenale e protetta come Sito di Interesse Comunitario (SIC) di 125mila mq con partenza d’asta di 480.806 euro (3,85 euro/mq); in Emilia Romagna un terreno agricolo di 42.820 mq a base d’asta 104.900 euro (2,45 euro al mq); in Puglia un terreno vicino al mare di 232mila mq, con due fabbricati d’uso agricolo, viene proposto a  partire da 133.331 euro (1,7 euro mq).
Il ministro Martina dichiara che il decreto è in favore anche del ricambio generazionale, ma i terreni di valore superiore ai 100.000 euro sono venduti con asta pubblica, sbaragliando ogni possibilità di accesso a giovani agricoltori e garantendo altre terre a chi terre ed imprese già ne ha.
Un favore ai soliti noti, alle grandi famiglie d’Italia e ai loro rampolli. Nessun impegno sull’agricoltura e nessuna convenienza economica reale per il Paese, ma soprattutto per i cittadini.

I terreni e le procedure di vendita/affitto

Il decreto riguarda:
–    2.480 ettari di terreni appartenenti al demanio dello Stato
-    2.148 ettari di terre in uso al Corpo Forestale dello Stato 
-    882 ettari di terreni di proprietà del Centro per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (C.R.A.)
L’Agenzia del Demanio effettua una stima dei terreni agricoli inclusi nel decreto, individua i lotti che andranno all’asta e li propone sul mercato, mediante le procedure di vendita e locazione.
Nel sito del Demanio le vendite vengono così proposte:
Nel caso di terreni di valore pari o superiore ai 100.000 euro, la vendita si svolgerà tramite il tradizionale avviso d’asta pubblica. Le vendite saranno consultabili su questo sito nella sezione dedicata alla vendita beni immobili. I lotti verranno aggiudicati all’offerta più alta rispetto al prezzo di base d’asta. Per i terreni liberi, sarà riconosciuto il diritto di prelazione ai giovani imprenditori agricoli; per i terreni occupati, il diritto di prelazione verrà riconosciuto prioritariamente agli occupanti che già li lavorano.
Per i terreni di valore inferiore ai 100.000 euro, la vendita si svolgerà attraverso una procedura negoziata, tramite la pubblicazione dell’elenco dei terreni per 90 giorni nella vetrina immobiliare che sarà disponibile su questo sito. Trascorso questo primo termine, entro i successivi 45 giorni si svolgerà la fase di asta telematica a rialzo.  I lotti saranno aggiudicati al miglior offerente.  Anche in questo caso, per i terreni liberi varrà il diritto di prelazione per gli agricoltori under 40; per i terreni occupati sarà invece data priorità ai conduttori.
La procedura di locazione
Almeno il 20% dei terreni inclusi nel decreto TERREVIVE sarà  destinato all’affitto. A questi, si aggiungeranno tutti i terreni invenduti che  -senza distinzione di valore- saranno proposti in affitto dall’Agenzia del Demanio tramite la vetrina immobiliare secondo la stessa procedura utilizzata per la vendita dei terreni di valore inferiore ai 100.000 euro.

Il territorio pubblico è un bene comune! Possiamo accettare passivamente che i politici di turno svendano il nostro patrimonio? Perché non dare tutti i lotti in affitto e salvaguardare così la destinazione d’uso agricolo?

 

Terrevive, il decreto che mette all’asta 5.500 ettari di territori agricoli demaniali

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