Mentre a Genova il petrolio avanza
condannato chi ha inquinato il Lambro
Ma risarcirà i danni?

L’amministratore della Lombarda Petroli è stato riconosciuto colpevole di disastro ambientale per l’incidente che nel 2010 riversò nel fiume Lambro 2.600 tonnellate di idrocarburi, che devastarono il corso d’acqua con danni che si estesero lungo tutto il suo tragitto, arrivando a colpire anche il Po e l’Adriatico. Condannati anche i vertici della società: lo ha stabilito la sentenza della Corte di Appello di Milano.
Legambiente Lombardia, che si è costituita parte civile con gli avvocati Ilaria Ramoni e Sergio Cannavò, non nasconde la propria delusione per un procedimento che dopo più di 6 anni attende ancora la sentenza definitiva e che nel frattempo ha visto svanire nel nulla alcuni capi di imputazione, come ad esempio quello relativo allo sversamento abusivo, per intervenuta prescrizione e su cui pende l’incertezza dell’effettivo risanamento ambientale del fiume. “Ci dispiace che questa sentenza sia arrivata dopo così tanti anni…

Mentre a Genova il petrolio avanza
condannato chi ha inquinato il Lambro
Ma risarcirà i danni?

L’amministratore della Lombarda Petroli è stato riconosciuto colpevole di disastro ambientale per l’incidente che nel 2010 riversò nel fiume Lambro 2.600 tonnellate di idrocarburi, che devastarono il corso d’acqua con danni che si estesero lungo tutto il suo tragitto, arrivando a colpire anche il Po e l’Adriatico. Condannati anche i vertici della società: lo ha stabilito la sentenza della Corte di Appello di Milano.
Legambiente Lombardia, che si è costituita parte civile con gli avvocati Ilaria Ramoni e Sergio Cannavò, non nasconde la propria delusione per un procedimento che dopo più di 6 anni attende ancora la sentenza definitiva e che nel frattempo ha visto svanire nel nulla alcuni capi di imputazione, come ad esempio quello relativo allo sversamento abusivo, per intervenuta prescrizione e su cui pende l’incertezza dell’effettivo risanamento ambientale del fiume. “Ci dispiace che questa sentenza sia arrivata dopo così tanti anni -dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia- con la conseguenza di vanificare almeno in parte gli sforzi investigativi profusi da forze dell’ordine e magistratura, ma siamo ancora più rammaricati dal fatto che molto probabilmente chi si è stato riconosciuto responsabile di questo tragico inquinamento non sarà mai chiamato a risarcire l’ambiente e la collettività per gli incalcolabili danni arrecati al fiume e ai suoi habitat”.

Ci salverà la nuova legge?

Inquinamento, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo e omessa bonifica: sono questi i cinque nuovi reati introdotti nel Codice Penale dalla legge n. 68 del 2015 “Sui delitti contro l’ambiente”,  entrata in vigore lo corso 29 maggio. Chiunque danneggi il patrimonio naturale italiano, ad esempio, è punito con la reclusione da 2 a 6 anni e con una multa da 10.000 a 100.000 euro. La reclusione da 5 a 15 anni è prevista anche per chi abbia provocato un disastro ambientale compromettendo in modo irreversibile l’equilibrio di un ecosistema. I tempi di prescrizione raddoppiano, il che significa che non si ripeteranno più casi di processi bloccati per la decorrenza dei termini come nei casi dell’Eternit o dell’inquinamento provocato dalla discarica di Bussi alle falde idriche che servono 700.000 persone in Abruzzo. Un ultimo punto fondamentale: in caso di condanna o patteggiamento il giudice ordina il recupero e il ripristino dello stato dei luoghi a carico del condannato.
Secondo un bilancio dei primi 8 mesi di questa legge, presentato da Legambiente lo scorso marzo, sono 947 i reati penali e le violazioni amministrative accertati, 1.185 le persone denunciate e 229 i beni sequestrati per un valore complessivo di quasi 24 milioni di euro. Contestato in 118 casi il nuovo delitto di inquinamento e per 30 volte il disastro ambientale. La regione dove sono stati accertati più ecoreati è il Lazio (134), seguita dalla Campania (95) e la Toscana (73). Il maggior numero di sequestri è stato riscontrato in Puglia (28), seguita dalla Calabria (25) e dalla Toscana (22).

Intanto il petrolio va nel mare di Genova


Vediamo cosa succederà sul disastro ambientale in atto a Genova. Mentre tutte le parti politiche (da Del Rio a Toti al sindaco di Genova) all’unisono parlano di “Danni contenuti”, Legambiente esprime preoccupazione. “Le chiazze in mare di petrolio ci sono, altrimenti la Capitaneria di Porto non avrebbe fatto scattare l’emergenza e le navi di Castalia non sarebbero state inviate. Tra l’altro, i pescatori ci hanno segnalato la presenza di chiazze di petrolio in mare già da un paio di giorni -dice all’Adnkronos Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria-. Non bisogna fare allarmismo, questo è vero, ma c’è comunque preoccupazione anche perché è bastata poca pioggia per rompere le dighe e più petrolio di quanto pensavamo è finito in mare”. Che potrebbe raggiungere il santuario dei mammiferi: “Le correnti che spostano verso ponente, cioè verso l’Area marina protetta che si trova subito dopo Savona. Siamo proprio nel Santuario Pelagos, il Santuario dei mammiferi marini”, ricorda Grammatico. Il Santuario è un’area marina protetta compresa nel territorio francese, monegasco e italiano, classificata come Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo. “L’importante ora è che ci siano uomini e mezzi per intervenire celermente”.

(24 aprile 2016)

 

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