Contadini cui viene impedito
di coltivare il proprio mestiere
È successo a Gaggiano…

Dal 2007, un contadino con tutte le carte in regola, inclusa la certificazione IAP – Imprenditore Agricolo Professionale, che attesta che è in possesso di adeguate conoscenze e competenze, sceglie di sviluppare un progetto su un terreno di sua proprietà di 47.500 mq all’interno del Parco Agricolo a Gaggiano: il progetto prevede la coltivazione di piante da frutto “di una volta” e, magari, anche l’allevamento di animali oggi spariti, che un tempo popolavano i cortili e molto altro. Il tutto con grande attenzione alla biodiversità e senza spargimento di sostanze chimiche.
Che ve ne pare del progetto? A noi sembra di tutto rispetto anche perché va incontro alle esigenze della comunità, in particolare di quella orientata ai prodotti genuini della terra e a km zero. Certo, per attuare i suoi propositi il contadino avrebbe voluto costruire una casa dove vivere e altri edifici dedicati alla conservazione e vendita dei prodotti. Ma nel 2010, l’allora sindaco, in fase di redazione del PGT (Piano di governo del territorio), inserisce una norma …

Contadini cui viene impedito
di coltivare il proprio mestiere
È successo a Gaggiano…

Dal 2007, un contadino con tutte le carte in regola, inclusa la certificazione IAP – Imprenditore Agricolo Professionale, che attesta che è in possesso di adeguate conoscenze e competenze, sceglie di sviluppare un progetto su un terreno di sua proprietà di 47.500 mq all’interno del Parco Agricolo a Gaggiano: il progetto prevede la coltivazione di piante da frutto “di una volta” e, magari, anche l’allevamento di animali oggi spariti, che un tempo popolavano i cortili e molto altro. Il tutto con grande attenzione alla biodiversità e senza spargimento di sostanze chimiche.
Che ve ne pare del progetto? A noi sembra di tutto rispetto anche perché va incontro alle esigenze della comunità, in particolare di quella orientata ai prodotti genuini della terra e a km zero. Certo, per attuare i suoi propositi il contadino avrebbe voluto costruire una casa dove vivere e altri edifici dedicati alla conservazione e vendita dei prodotti. Ma nel 2010, l’allora sindaco, in fase di redazione del PGT (Piano di governo del territorio), inserisce una norma che consente di costruire edifici agricoli solo se si è in possesso di almeno 10 ettari di terreno, ovvero 100mila mq! Le norme regionali pongono invece un limite al minimo edificabile fissando che almeno 15.000 mq del terreno condotto dall’agricoltore sia di sua proprietà. In effetti in quasi tutti i comuni lombardi queste sono le regole osservate: fa eccezione il comune di Gaggiano che, bello tra i belli, prevede che -come detto- il diritto ad edificare nei limiti di legge sia condizionato alla conduzione di almeno dieci ettari.
“Eppure -ci spiega l’agricoltore- secondo i parametri della regione Lombardia, sui 47.450 mq da me posseduti ed utilizzati ai fini agricoli possono essere edificati sino a 1.425 mc ad uso abitativo e 4.745 mq ad uso agricolo (portici, depositi, stalle, punto vendita): l’assessorato all’agricoltura dell’allora Provincia di Milano ne ha preso atto concedendo l’edificabilità, in quanto al di sotto dei limiti di legge”.

Cosa dice l’attuale sindaco

Abbiamo contattato l’attuale sindaco di Gaggiano, Sergio Perfetti. A suo avviso, la norma comunale allora introdotta era orientata a evitare processi di degrado di gestori di orti nella zona della frazione di San Vito, che stavano riempiendo i propri appezzamenti di costruzioni improprie.
Ma da qui a bloccare l’instaurarsi di un imprenditore agricolo, riconosciuto a livello regionale, ce ne vuole.
E’ vero che si tratta di una micro azienda, ma per produrre beni orticoli o di nicchia non servono grandi appezzamenti.
Col sindaco Perfetti, che ci ha anticipato l’intenzione di revisionare il Pgt vigente, avremo un incontro per discutere gli aspetti relativi al Parco Agricolo Sud Milano. Sarà il momento opportuno per riconsiderare se questa norma non sia troppo limitativa e vada contro le esigenze del Parco Sud e dei suoi cittadini.

Per chi voglia conoscere a fondo il progetto del nostro contadino, ecco come lo descriveva nel 2010

“Con l’incremento dell’industrializzazione le abitudini della popolazione sono andate man mano diversificandosi. Agli alimenti e all’alimentazione si è dedicato minor tempo poiché la disponibilità del cibo dipendeva sempre meno dal lavoro necessario alla sua formazione e preparazione. I coltivatori pertanto si sono man mano organizzati per produrre, industrializzando e meccanizzando le coltivazioni, ciò che il consumatore richiedeva, scegliendo e producendo tipi “migliorati” che consentivano la distribuzione senza perdite per deterioramento.
Ulteriormente si sono selezionati i prodotti che avessero aspetto, maturazione e pezzatura gradita al mercato. Ciò non ha riguardato solo la parte “vegetale” della produzione agricola ma anche la parte “animale”. Molte razze di animali che popolavano i cortili sono sparite; si presume che il 65/70 per cento delle razze di polli, conigli, pecore, capre  ecc. non esistano più. I bovini, suini, equini, sono stati geneticamente “selezionati”.
Si sono fatte scelte esclusivamente economiche preferendo la produttività alla qualità. Il criterio di scelta è dunque cambiato in funzione della redditività economica.
Da una decina d’anni qualche appassionato ha cercato, in qualche caso aiutato dalle istituzioni scolastiche, di recuperare e conservare tutto quanto ancora non si era perso definitivamente e prima che se ne perdesse la memoria.
L’attività, oltre alle altre sarà, quella di recuperare, conservare e tutelare la biodiversità delle piante da frutto e se possibile degli animali da cortile, compatibilmente con la superficie del terreno, circa 47.500 mq.
La coltivazione di queste piante di per se non è economicamente pregnante ma questo è l’aspetto attualmente di minore importanza.
Meli, pere, susine, albicocche, pesche, cachi, fichi, viti e altri frutti minori come il biricoccolo, l’azzeruolo, il giuggiolo ecc. a completamento della collezione dovrebbero ammontare ad almeno 400 esemplari di cui circa 200 già a dimora dal 2007 oltre a piante di interesse forestale e ambientale.
Verrà costituita una collezione con l’acquisto di soggetti che saranno destinati alla conservazione come piante madri e ne  verrà curata la  riproduzione per  innesto  o  per meristema, in modo da poter disporre di materiale genetico selezionato e sano.
L’azienda coltiverà anche piccoli frutti, ribes, uva spina, non molto appetiti dal mercato, accanto a lamponi, more, mirtilli.
Il fondo è coltivato dai primi mesi del 2007 e durante questo periodo si sono verificati furti e danneggiamenti che non hanno risparmiato le coltivazioni con rottura e sottrazione di piante, distruzione dell’orto, rottura degli impianti di irrigazione, la cui definitiva sottrazione si è verificata nei primi mesi del corrente anno in concomitanza di un altro furto riguardante il motocoltivatore custodito nella vicina Cascina Nuova dei F.lli Bottoni.
Il persistere di queste avversità, aggravate dalle condizioni climatiche, 60 giorni di pioggia nei mesi di maggio e giugno del 2008 e  esattamente l’opposto del 2009 ha causato perdite di soggetti di primo impianto ha determinato il rallentare degli investimenti, imponendo all’azienda di predisporre impianti di irrigazione interrati ed automatizzati che consenta il drenaggio e l’irrigazione delle piantagioni.
La disponibilità di acque irrigue sembra essere al momento solo virtuale.
L’acqua destinata a tale uso viene infatti usata e deviata dagli agricoltori a monte che approfittano delle derivazioni esistenti sui loro fondi in mancanza di un terzo che vigili sul diritto di tutti.
Il terreno pesante non è stato per anni  ammendato con letame ma solo con concimazioni chimiche e diserbi incompatibili con la coltivazione biologica che si vuole perseguire  e che era unica e tipica della metà del secolo scorso.
La ricostruzione organica del terreno è uno dei costi, in lavorazione e produzione che gravano l’attività che fa uso solo di ammendanti e concimi naturali, ammessi nella coltivazione biologica, nei limiti delle vigenti normative.
Pesticidi e insetticidi sono utilizzati solo in caso di effettiva necessità e di gravi patologie o infestazioni in quanto la coltivazione è soggetta alla deriva delle coltivazione circostanti da cui è completamente differenziata.
In sostanza la mancanza di una costante e continua presenza sul posto dell’imprenditore sottrae tempo alla coltivazione, impedisce la vigilanza sulle colture, sui mezzi, sulle risorse, non consente la meccanizzazione delle lavorazioni e  la possibilità di allevamento causando perdite che aggravano la già esigua redditività dell’impresa il cui scopo principale è la conservazione della storia delle colture.
L’impossibilità di immagazzinare, conservare o trasformare i prodotti indebolisce ulteriormente l’economicità  dell’impresa.
Fatta questa premessa si ritiene in conclusione di elencare le attività che questa azienda intende eseguire in funzione delle possibilità edificatorie concesse eventualmente da questa amministrazione.
– Coltivazione, produzione di piante fruttifere antiche anche mediante meristema (in botanica, tessuto costituito da cellule indifferenziate – che si accrescono per divisione costituendo gli istogeni, localizzati nell’apice vegetativo del caule e della radice – da cui si originano i tessuti definitivi, diz. Treccani) e di piante forestali e da ornamento.
– Coltivazione di frutti di sottobosco e di piante mellifere.
– Coltivazione  di lino per la produzione di fibra e seme e gelsi per l’allevamento, a scopo dimostrativo, del baco da seta.
– Allevamento di animali da cortile con recupero per quanto possibile delle razze che si considerano in pericolo di estinzione.
– Allevamento, mediante formazione di un invaso, del gambero di fiume già presente in qualche esemplare nei fossi che circondano e attraversano il terreno. I gamberi di fiume nostrani che sono spariti grazie all’insensata introduzione del gambero rosso della Luisiana, che sicuramente non l’ha portato né Colombo né Amerigo Vespucci. L’allevamento di quello italiano, a mia conoscenza avendolo contattato, era fino a qualche anno fa assicurato, in zona Lombardia, da un piscicoltore bergamasco cui avevo chiesto la fornitura di 10 kg, erano gli unici che aveva e me li dava a 10 euro il kg perché se ne voleva disfare.
Allevamento di api per la produzione di miele
– Coltivazione di una pertica (circa 650 mq) di risaia per la custodia del riso Maratelli.
– Formazione di un orto per la coltivazione di ortaggi per la conservazione dei semi di piante desuete.
– Produzione di energia elettrica mediante coperture degli edifici in tegole e pannelli di silicio amorfo.
Ciò sarà possibile a condizione che sia concessa, anche solo in deroga ai vincoli e limitatamente alle necessità aziendali, la costruzione di edifici di abitazione per circa 240 mq. coperti, per l’imprenditore ed i suoi famigliari, ricovero per attrezzi con soprastante fruttaio per l’ammezzimento dei frutti per 300/400 mq, serre per circa 500 mq. complessivi, laboratorio di produzione meristematica per 100 mq, punto di vendita di circa 50 mq con annesso edificio, di circa 100 mq, da destinare, in comodato gratuito a questa amministrazione, alle attività del parco agricolo o del comune, costruzione di una torre colombaia per il richiamo dei volatili selvatici.
La perimetrazione dell’area sarà effettuata con la piantumazione di una siepe differenziata in essenza (laurone, carpino, arancio spinoso, piracanta, biancospino ecc)”.

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