Arluno

 

Comune dell’area ovest di Milano, conta 11.882 abitanti (dato del gennaio 2015), distribuiti su una superficie territoriale di circa 12,35 kmq, di cui solo 0,20 kmq rientrano nel perimetro del Parco Agricolo Sud Milano.
L’amministrazione comunale è retta da una lista civica, con Moreno Agolli nel ruolo di sindaco (in carica da maggio 2014).

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Da vedere

 

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Fu edificata tra il 1762 e il 1769 a opera di Giulio Gallori, futuro soprintendente al progetto del Duomo di Milano. A commissionarla, il cardinale Giuseppe Pozzobonelli, arcivescovo di Milano, nonché membro della famiglia feudataria del territorio su cui sorgeva Arluno. La chiesa rimase a lungo proprietà dei Pozzobonelli.
La struttura presenta, sia esternamente sia internamente, forme e stili settecenteschi, con esempi di architettura scenografica, quali la facciata barocca, le splendide vetrate dell’abside (in stile rococò) e l’altare maggiore in legno, decorato con puttini laccati di bianco ad affiancare le colonne doriche, che fanno da copertura al tempietto del tabernacolo. Anticamente la costruzione disponeva anche di un ossario, che venne demolito nel 1852, assieme al campanile, poi sostituito con quello attuale (su progetto di Ambrogio Lomeni). Ai lati dell’altare sono visibili due affreschi del pittore Gaetano Barabini. L’affresco della cupola è invece attribuibile al pittore arlunese Rodolfo Gambini e al fratello Giuseppe. La chiesa ospita moderni portali bronzei realizzati dalla religiosa e artista suor Angelica Ballan.
Altro tratto caratteristico della chiesa arlunese è il sagrato, contraddistinto da una lunga balaustra in colonnine di granito (detta popolarmente la sbàra d’Arlügn) a racchiudere l’intero piazzale. Questa balaustra venne realizzata nel XVIII secolo, in sostituzione del filare di gelsi che occupava, in origine, la piazza. Nell’epoca precedente l’edificazione della chiesa, parte del piazzale era adibita a cimitero del borgo, poi trasferito fuori dai confini dell’abitato, secondo le direttive dell’Editto di Saint Cloud, emanato da Napoleone agli inizi dell’Ottocento. Nel 1936, durante i lavori di rifacimento del selciato antistante il sagrato, la “sbara” originale fu rimossa. L’opera è stata poi ripristinata nel corso dei lavori di restauro, completati nel 1996.

 

Palazzo Pestalozza (ex Palazzo Pozzobonelli Scala)
Situato in piazza Pozzobonelli, in pieno centro storico, l’edificio, oggi noto come Palazzo Pestalozza, ha cambiato denominazione diverse volte nel corso degli anni (dapprima Palazzo Pozzobonelli Scala, poi Palazzo Valentini, Villa Pestalozza e ancora Palazzo Pestalozza-Dal Verme).
La costruzione, di origini settecentesche, fu realizzata per volere del marchese Pozzobonelli. Contraddistinto da rimaneggiamenti ottocenteschi di stile neoclassico, il palazzo presenta un tipico impianto formale a “U”, con i corpi laterali congiunti da una lunga cancellata in ferro battuto e tre portoni nell’area della casa padronale, completati lateralmente da due ali terminanti sulla pubblica via, sormontate da timpani e dotate di balconcini.

 

Villa Bolognini
Edificata tra il 1689 e il 1714 dal marchese Giuseppe Bolognini, già proprietario, all’epoca, della vicina Cascina Poglianasca, la villa si configura secondo i canoni delle classiche cascine lombarde, col corpo padronale centrale e rialzato, evidenziato da un portico al pian terreno e da una serie di sei finestre ad arco all’altezza del piano superiore.
Nel 1937, in seguito alla morte di Luigi Bizozzero, ultimo erede delle fortune dei marchesi Bolognini, il complesso passò all’Ospedale Maggiore di Milano, che lo cedette prima all’associazione Amici di Giovanni Marcora e poi alla Fondazione Giuseppe Restelli Onlus, la quale ancora oggi vi accoglie una serie di cooperative e associazioni operanti nel sociale.
Fatto costruire agli inizi del Settecento dalla famiglia Pozzobonelli, fu residenza di Silvio Pellico intorno al 1816, durante il periodo trascorso ad Arluno come precettore dei figli del conte Luigi Porro Lambertenghi. Successivamente la residenza passò prima a Francesco Prada, poi ai padri rosminiani, che ne fecero un centro di studi religiosi fino al 1860, quando il neo costituitosi comune di Arluno acquistò il palazzo per farne la sede degli uffici comunali e della scuola elementare del paese. Nel 1925 la struttura divenne proprietà del Cotonificio dell’Acqua, che l’adibì ad abitazione per i propri dipendenti.
La struttura presenta un ingresso che dà sul corso principale tramite un portone a botte. All’interno si trova un piccolo cortile porticato, che si apre con una struttura a “U”. Qui si notano le decorazioni a fasce di intonaco, in rilievo sulla facciata, a conferirle suddivisione e movimento. Sul lato a sud della struttura, affacciato sul parco di piazza Europa, è presente una meridiana. A spiccare sull’intero complesso è, infine, la torretta panoramica, un tempo usata anche come piccionaia.

 

Collegio delle Figlie del Sacro Cuore
Edificio realizzato a partire dal 1854, il Collegio delle Figlie del Sacro Cuore fu l’insediamento locale di questa congregazione, nonché prima scuola elementare per ragazze, sede dell’oratorio femminile e di varie associazioni religiose femminili. Fu presso questo istituto che Santa Francesca Saverio Cabrini, oltre a diplomarsi maestra, maturò la propria vocazione religiosa.
Il complesso è arricchito dalla presenza di un quadriportico a quarantaquattro campate, che si articola su tre piani. La struttura è attualmente sede dell’oratorio parrocchiale.

 

Molino Moroni Mario
Storico Molino ad acqua sulle sponde del Canale Villoresi, fu costruito da Ercole Moroni, che lo mise in funzione intorno al 1892. Da allora è sempre stato gestito dai discendenti della famiglia Moroni. Fino alla metà del secolo scorso, all’interno della struttura si trovava anche una ghiacciaia. Con lo sviluppo industriale, tuttavia, il paese ha perso la sua vocazione agricola e il mulino, di conseguenza, è caduto in disuso. Resta comunque una struttura storica del paese, che dà anche il nome a una delle contrade partecipanti al tradizionale palio cittadino.

 

Parco del Roccolo
Istituito nel settembre 1994 e riconosciuto da Regione Lombardia come Parco Locale di Interesse Sovracomunale, il Parco del Roccolo si estende per 1.595 ettari (circa 16 Kmq), a cavallo tra i comuni di Arluno, Busto Garolfo, Canegrate, Casorezzo, Nerviano e Parabiago. Nel 2014 Il comune di Pregnana Milanese, comune capofila, il comune di Arluno, il c omune di Vanzago, il Parco del Roccolo e il WWf  Italia hanno vinto il bando di Fondazione Cariplo per sviluppare il progetto della connessione ecologica dei propri territori: obiettivo è la tutela della biodiversità tramite una proposta di connessione ecologica territoriale che parte dai territori dei comuni di Arluno, Pregnana Milanese e Vanzago, posti nel Parco Agricolo Sud Milano, per congiungersi con i territori del Parco del Roccolo, attraverso il territorio del Bosco WWF di Vanzago.
Gran parte della superficie del parco (circa l’80%) è destinata all’attività agricola. Vi si coltiva prevalentemente mais, grano, frumento, avena, orzo, soia; diffusi anche prati per produzione di foraggio. Della rimanente superficie territoriale, circa il 9% è occupata da aree boschive, mentre la restante comprende la rete irrigua, alcune aree estrattive e i percorsi di viabilità interna.
Tra le aree boschive di maggiore pregio sono da segnalare quelle in località Brughierezza (tra i comuni di Casorezzo e Busto Garolfo), il Bosco del Roccolo (comune di Canegrate) e i Boschi di Arluno; molto diffusi sono i filari e le siepi a bordo dei canali e delle strade bianche.
Una testimonianza della pratica agricola è rappresentata dalle numerose cascine dislocate nel territorio del parco, alcune delle quali di grande interesse storico, tipologico e costruttivo.

 

Cascina Frisasca
Struttura agricola del XVI secolo, fu dapprima patrimonio dei nobili Svirigo, per poi passare, nel 1574, tra le proprietà del Monastero delle Veteri di Milano. Intorno al 1750 fu quindi ceduta al Deputato all’Estimo del Comune di Arluno, Gerolamo Pogliani. Nel corso del XIX secolo vi furono altri passaggi di proprietà, l’ultimo dei quali, nel 1895, a favore di Angelo Belloni di Busto Arsizio.
Fino a metà degli anni ’70, Cascina Frisasca mantenne la sua natura agricola, ospitando un’ottantina di persone. Ristrutturata negli anni ’80, risulta oggi tra le 4 cascine di Arluno inserite nel piano regionale di conservazione ambientale.

 

Cascina Poglianasca
Situata sulla strada SP229 che collega Arluno al comune di Pogliano Milanese, se ne ha traccia storica a partire dalla metà del XVII secolo, quando risultava divisa tra i signori Daverio e Varesi (proprietari delle due corti a est della strada) e gli Osio (cui apparteneva quella ad ovest).
Nel 1689 le 2 corti dei Daverio e dei Varesi vengono acquistate dai signori Menati, mentre la proprietà degli Osio viene venduta al marchese Giuseppe Bolognini, il quale vi annette ulteriori terreni acquistati. Il marchese fa, inoltre, costruire un altro cortile ed edifica una chiesetta dedicata a Sant’Antonio da Padova, in luogo della piccola edicola di San Bernardo, che custodiva all’epoca la tomba dei fondatori della cascina. Nel 1714 viene terminata, all’interno del cortile della chiesa, l’elegante villa dei Bolognini, caratterizzata da un portico a 4 colonne al pianterreno e da una veranda a colonnine ed archi al piano superiore. Al Bolognini succede, nella proprietà della cascina, la famiglia Pizzotti di Vigevano. Nel 1775 però, tutti i beni dei Pizzotti vengono acquistati dal Visconte di Rosate, che nel 1812 vende al signor Guido Riva.
Nel 1825 la chiesetta dedicata a Sant’Antonio da Padova viene sostituita da una nuova e più grande chiesa dedicata ai Santi Gervaso e Protaso, tutt’oggi esistente.
Dopo altri passaggi di proprietà, che hanno coinvolto la famiglia Radice e i Bizzozzero, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, il complesso divenne, nel 1937, patrimonio dell’Ospedale Maggiore di Milano.
L’intera proprietà passò infine alla Fondazione Marcora, che attraverso quattro aste pubbliche, tra il 1985 ed il 1999, ha acquisito i 9.000 mq di immobili e i 37.000 mq di terreni. Qui, a seguito di lunghe e impegnative opere di ristrutturazione, la Fondazione ha stabilito la sua sede.

 

Cascina Gomarasca
Già esistente nel 1500, dapprima come patrimonio dei Crivelli di Magenta, poi come residenza della famiglia Oldani, nel 1700 la cascina passò ai Casati, che la cedettero, a loro volta, a Giovanni Battista Pecchio (o Pechio). Terza cascina del paese per importanza, verso il 1800 passò ai Sala di Milano. Nel 1835 ne divenne quindi proprietario Giovanni Battista Limito, il quale, nel 1838, fece restaurare la chiesetta in onore di San Giovanni Battista, già attestata nei documenti del Catasto Teresiano del 1722. Il 25 ottobre 1840, al completamento delle opere di restauro, curate dall’architetto Ambrogio Lomeni, autore anche del Campanile di Arluno, la chiesa venne riaperta al culto.
In seguito, la cascina fu oggetto di altri passaggi di proprietà, l’ultimo dei quali, nel 1924, a favore della famiglia Cusaro. La cascina, tuttora abitata, si trova sulla strada provinciale 34, al confine con Vittuone.

 

Feste

 

• L’appuntamento più importante e sentito del paese è, senza dubbio, il Palio delle Contrade. La quarta domenica di settembre, dopo la tradizionale sfilata per le vie del paese, le sette contrade arlunesi si sfidano in una serie di competizioni sportive. Ne viene determinata una classifica, sulla base della quale si decreta la vincitrice.
• Il terzo sabato di settembre si tiene la storica Sagra della Busécca, piatto tipico della tradizione lombarda, a base di trippa. Il clou della festa è rappresentato dal pranzo, solitamente allestito nel centro anziani, ma per l’intera giornata vie e strade del paese ospitano anche la tradizionale Fiera delle Merci.
• Il terzo sabato di marzo ha solitamente luogo la Fiera di marzo, con mercanti ed espositori di vari prodotti enogastronomici, florovivaistici e non solo. Coinvolte anche le associazioni sportive e culturali attive sul territorio.
• L’ultimo sabato di giugno ha luogo la Notte Bianca, col suo programma di concerti e avvenimenti culturali fino alle ore 3.

 

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