Cia, Confagricoltura e CoopAgri
favorevoli al trattato Ceta con il Canada
Ma per Coldiretti è un grosso regalo alle lobby

16 febbraio 2017. Ieri il parlamento europeo ha approvato il Ceta (Comprehensive economic and trade agreement). L’accordo di libero scambio tra Canada e Unione europea ha ottenuto 408 voti a favore (per l’Italia: 13 PD, Conservatori, NCD e FI), 254 contro (M5S, Lega, Altra Europa, 8 PD) e 33 astenuti (1 PD). Ignorate, dunque, le oltre 3,5 milioni di firme per dire No al Ceta raccolte da petizioni di cittadini e associazioni perlopiù ambientaliste, come anche le dichiarazioni di contrarietà di 6mila municipi e 2.137 comunità.
Accantoniamo momentaneamente le posizioni dei cittadini anti Ceta ed entriamo nello sfaccettato mondo dell’agricolo italiano per capire le loro posizioni. In particolare, Agrinsieme (Cia, Confagricoltura e CoopAgri, pari al 30% del valore agricolo italiano) esalta per il riconoscimento da parte del Canada di 180 prodotti. Ci permettiamo di sottolineare che in realtà l’accordo “accetta” solo 172 denominazioni Dop e Igp europee, che si riferiscono a 14 Paesi membri. Per l’Italia sono coinvolti 36 prodotti agroalimentari. Ma, tra Dop, Igp, Stg, IG Spirits, sono 3.281 le produzioni protette e certificate dall’Unione europea: di queste, 853 sono italiane, di cui 291 le Dop e Igp (78 sono della Lombardia)…

Cia, Confagricoltura e CoopAgri
favorevoli al trattato Ceta con il Canada
Ma per Coldiretti è un grosso regalo alle lobby

16 febbraio 2017. Ieri il parlamento europeo ha approvato il Ceta (Comprehensive economic and trade agreement). L’accordo di libero scambio tra Canada e Unione europea ha ottenuto 408 voti a favore (per l’Italia: 13 PD, Conservatori, NCD e FI), 254 contro (M5S, Lega, Altra Europa, 8 PD) e 33 astenuti (1 PD). Ignorate, dunque, le oltre 3,5 milioni di firme per dire No al Ceta raccolte da petizioni di cittadini e associazioni perlopiù ambientaliste, come anche le dichiarazioni di contrarietà di 6mila municipi e 2.137 comunità.
Accantoniamo momentaneamente le posizioni dei cittadini anti Ceta ed entriamo nello sfaccettato mondo dell’agricolo italiano per capire le loro posizioni.
“L’apertura di nuovi mercati -commenta Giorgio Mercuri, coordinatore di Agrinsieme- rappresenta una priorità imprescindibile per l’agroalimentare italiano, specie se si tratta di mercati in Paesi con una ricchezza pro-capite alta, con standard simili a quelli europei. Per questo, l’accordo commerciale di libero scambio con il Canada rappresenta una risorsa e un’opportunità importante per il sistema agroalimentare made in Italy. La strategia di politica commerciale dell’Unione europea si è confermata fondamentale sia per sia migliorare le condizioni di accesso ai mercati dei paesi terzi sia per cercare di facilitare gli operatori”. Agrinsieme è il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, che a sua volta ricomprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare. Rappresenta circa il 30% del valore commerciale del settore.
“Il Canada -aggiunge Mercuri- rappresenta un mercato di sbocco di grande rilievo, con opportunità importanti in particolare per il comparto lattiero-caseario, vitivinicolo e ortofrutticolo. L’inclusione nel Trattato con il Canada del sistema di denominazione di origine è frutto di un lungo e complesso lavoro portato avanti durante il negoziato che consente la tutela e la difesa dello straordinario patrimonio dei prodotti europei di qualità certificata. I consumatori canadesi hanno dimostrato negli ultimi anni di apprezzare le eccellenze italiane ed europee, che sono garantite da standard di produzione fra i più sicuri al mondo. Sui circa 180 prodotti di qualità certificata che sono stati riconosciuti all’interno del negoziato, quelli made in Italy sono circa un quarto. Con la sigla del trattato, buona parte delle nostre Dop e Igp potrà godere di un livello di protezione prima insperabile. Si tratta di un patrimonio particolarmente strategico per l’agricoltura italiana, che merita tutti gli sforzi e le attenzioni necessarie a valorizzarlo sui mercati”.

Ci permettiamo di sottolineare che in realtà l’accordo “accetta” solo 172 denominazioni Dop e Igp europee, che si riferiscono a 14 Paesi membri. Per l’Italia sono coinvolti 36 prodotti agroalimentari. Ma, tra Dop, Igp, Stg, IG Spirits, sono 3.281 le produzioni protette e certificate dall’Unione europea: di queste, 853 sono italiane, di cui 291 le Dop e Igp (78 sono della Lombardia)!
Sul fronte delle importazioni di prodotti agroalimentari dal Canada, “condizione obbligatoria -conclude Mercuri- sarà quella di prestare attenzione agli standard qualitativi dei prodotti interessati dagli scambi e ai loro processi di lavorazione al fine di garantire il rispetto della reciprocità. Tenendo fisso l’obiettivo imprescindibile di salvaguardia delle nostre produzioni agricole e dei nostri standard, i risultati positivi ottenuti con il Canada possono rappresentare un esempio di lavoro da seguire all’interno delle relazioni di commercio internazionale. Ciò è particolarmente importante in una fase storica in cui posizioni di chiusura e di protezionismo sembrano prevalere all’interno del contesto mondiale”.

Coldiretti è in netta opposizione: “il made in Italy ci perde alla grande”

Premesso che Coldiretti, con un milione e mezzo di associati è la principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale e a livello europeo, ecco come si esprime in merito il presidente Roberto Moncalvo.
“È un mega regalo alle grandi lobby industriali che nell’alimentare puntano all’omologazione e al livellamento verso il basso della qualità- afferma nel commentare l’impatto dell’approvazione da parte dell’Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada. Nei trattati – sottolinea Moncalvo – va riservata all’agroalimentare una specificità che tuteli la distintività della produzione e possa garantire la tutela della salute, la protezione dell’ambiente e della libertà di scelta dei consumatori. Solo per fare un esempio – continua Moncalvo – i produttori canadesi potranno utilizzare il termine Parmesan, ma anche produrre e vendere Gorgonzola, Asiago e Fontina, mantenendo una situazione di ambiguità che rende difficile ai consumatori distinguere il prodotto originale ottenuto nel rispetto di un preciso disciplinare di produzione dall’imitazione di bassa qualità. Ma soprattutto si crea una concorrenza sleale nei confronti del vero made in Italy in cui perde l’agricoltura italiana che -conclude Moncalvo- ha fondato sulla distintività e sulla qualità la propria capacità di competere”.

Oltre l’agroalimentare

Ovviamente il trattato non riguarda il solo comparto agroalimentare. Per esempio, è previsto che i servizi pubblici vengano bloccati “sul livello di massima liberalizzazione”, rendendo di fatto quasi irreversibili le privatizzazioni una volta attuate anche in presenza di una pressante richiesta da parte della maggioranza della popolazione. Inoltre, con il Ceta tutti gli appalti e i servizi statali aperti a imprese private per i quali è previsto un bando a livello Ue, dovranno essere aperti anche alle imprese canadesi. Per contro, anche i comuni del Canada dovrebbero commissionare le proprie opere a imprese europee se il costo è inferiore. Così, gli appalti pubblici sarebbero ulteriormente dipendenti da una logica di mercato e di concorrenza. Sarebbe reso ulteriormente difficile e in parte sarebbe addirittura vietato sostenere l’economia locale e preferire un approvvigionamento basato su criteri sociali ed ecologici.
Ci fermiamo qui: sapete bene come trovare il trattato Ceta su internet, con tutti i commenti dei pro e dei contro.

Cia, Confagricoltura e CoopAgri favorevoli al trattato Ceta con il Canada Ma per Coldiretti è un grosso regalo alle lobby

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