Fusione Parco Sud – Nord Milano?
Per molti sindaci, agricoltori e ambientalisti
meglio integrare per ora solo le strutture

2 marzo 2017. Si sono conclusi gli incontri del Parco Agricolo Sud Milano con i sindaci dell’hinterland e le associazioni degli agricoltori e degli ambientalisti. Alla presidente Michele Palestra, sia pure con diversi distinguo, è arrivato un messaggio chiaro: non ci sono al momento le condizioni per rispondere positivamente alle sollecitazioni della legge regionale 28 del 2016 per la fusione tra i Parchi, e più specificatamente tra il Parco Sud e il Parco Nord Milano. C’è in ogni caso l’assenso -quasi generalizzato-  a considerare le sinergie positive che possono derivare dalla creazione di strutture tecnico-amministrative comuni: una legge non può far sparire le profonde diversità dei due Parchi. Però mancano ancora i pesanti pareri di Milano e del Parco Nord. Ma chi punta alla fusione di un Parco giardino di 640 ettari con un Parco agricolo di 47 mila ettari? E cosa ne pensano gli attori del Parco Sud?…

Fusione Parco Sud – Nord Milano?
Per molti sindaci, agricoltori e ambientalisti
meglio integrare per ora solo le strutture

2 marzo 2017. Si sono conclusi gli incontri del Parco Agricolo Sud Milano con i sindaci dell’hinterland e le associazioni degli agricoltori e degli ambientalisti. Alla presidente Michele Palestra, sia pure con diversi distinguo, è arrivato un messaggio chiaro: non ci sono al momento le condizioni per rispondere positivamente alle sollecitazioni della legge regionale 28 del 2016 per la fusione tra i Parchi, e più specificatamente tra il Parco Sud e il Parco Nord Milano. C’è in ogni caso l’assenso -quasi generalizzato-  a considerare le sinergie positive che possono derivare dalla creazione di strutture tecnico-amministrative comuni: una legge non può far sparire le profonde diversità dei due Parchi. Però mancano ancora i pesanti pareri di Milano e del Parco Nord.

La legge regionale 28/2016 “Riorganizzazione del sistema lombardo di gestione e tutela delle aree regionali protette e delle altre forme di tutela presenti sul territorio” agisce pesantemente sul governo delle aree verdi, individuando ambiti territoriali e proponendo l’integrazione/unificazione delle realtà al suo interno. L’ambito che ci riguarda è la macroarea 8, ricadente completamente nella Città Metropolitana milanese, che comprende, oltre ai due parchi regionali Nord Milano e Sud Agricolo, due riserve naturali (Sorgenti della Muzzetta e Fontanile nuovo, ambedue all’interno del Parco Sud), 5 Parchi locali di interesse sovracomunale (Plis), 2 Zone di protezione speciale (Zps), 4 Siti di interesse comunitario (Sic). Altre aree protette sono al confine della nostra macroarea, tra cui il Bosco di Vanzago, e possono così ricadere nei progetti di accorpamento dell’area metropolitana milanese.
Sempre la legge regionale stabilisce tempi stretti per avviare le procedure di integrazione: entro il 18 aprile i Parchi regionali devono definire se e come integrarsi, mentre i Plis hanno già informato la Regione sulle loro intenzioni aggregative: a livello informale, sembra che tutti o quasi abbiano manifestato la volontà di rimanere autonomi.

La posizione dei sindaci e delle associazioni

Per il Parco Sud, proprio per avere un mandato chiaro, la presidente Palestra e il Direttivo hanno promosso tre incontri con i sindaci a Rosate, Mediglia e Pieve Emanuele -tutti molto partecipati- e un’audizione con le associazioni agricole e ambientaliste.
Nel complesso, la grande maggioranza degli amministratori ha dato alla presidente il mandato esplorativo per valutare quali funzioni gestionali possano essere messe a fattore comune col Parco Nord, ma resta ferma la volontà di mantenere separata le due identità: troppo diverse come funzioni, dimensioni e finalità. Solo due sindaci hanno espresso chiaramente la volontà di rimanere completamente separati col Parco Nord, sviluppando sinergie funzionali solo caso per caso (come peraltro già accade): il leghista Ettore Fusco di Opera e Marilena Dosi (area centrosinistra) di Colturano, ma anche altri interventi hanno ricalcato, in maniera più sfumata, toni simili.
Più variegate, ma non inconciliabili, le opinioni in seno agli agricoltori e agli ambientalisti. Confagricoltura è stata quella che ha maggiormente evidenziato la sostanziale differenza tra i due Parchi, mentre Coldiretti ha affermato che “i cambiamenti o si subiscono o si governano”, giudicando altresì le due realtà differenti, ma sinergiche. Anche Cia si è mostrata favorevole a procedere, ma con tempi e modi decisi dal basso. L’obiettivo è, attraverso passaggi graduali, arrivare a una “green belt” (cintura verde) che circondi Milano: intanto si lavori per una gestione unificata delle strutture.
Tra le associazioni ambientaliste, Wwf e Lipu hanno sottolineato che le macroaree regionali sono significative, ma solo in chiave ecologica. Ragionare di accorpamenti tra Parchi solo in chiave di efficienza economica e miglioramento della fruizione significa non comprendere il valore strategico della biodiversità. Ambedue le associazioni sono comunque d’accordo per puntare sulla gestione associata delle funzioni dei due Parchi regionali.
Legambiente è stata l’associazione che più si è espressa per procedere: andare all’unificazione significa porre le basi per dare alla Città Metropolitana una cintura di aree protette: sono consci delle difficoltà e perplessità, ma occorre sfruttare questa occasione per dare un valore strategico a tutte le aree verdi milanesi.
E proprio sul più marcato accento sulle difficoltà che si basa la posizione dell’Associazione per il Parco Sud Milano (vedi a fondo pagina il documento presentato). In sostanza, la visione della cintura verde metropolitana è affascinante, ma le differenze tra i due Parchi oggi sono tali da non rendere proponibile una fusione a freddo. Troppa diverse le due identità, e in particolare il ruolo centrale dell’agricoltura nel Parco Sud, inoltre è difficile da risolvere il problema della governance di questo “nuovo Parco”.
Sommare ai 60 medio-piccoli Comuni del Parco Sud (con l’eccezione di Milano) realtà popolose e fortemente urbanizzate come Cinisello e Sesto San Giovanni, con tutt’altri bisogni ed esigenze, può far saltare la bilanciata presenza di rappresentanti del territorio (sindaci, agricoltori e ambientalisti), rendendolo più distante dalle istanze che vengono dal basso. Siamo altresì i primi a evidenziare i difetti e le lacune nell’attuale gestione del Parco Sud: ben venga perciò l’avvicinamento e l’integrazione di strutture: possono portare maggiore efficienza e sviluppi professionali per chi ci lavora.

Prossimi incontri del Parco Sud con Milano e Parco Nord

Conclusa questa tornata di incontri, la presidente Palestra andrà a incontrare l’assessore al Territorio di Milano, Pierfrancesco Maran, città che mette la maggior quota di territori tanto nel Parco Sud quanto nel Parco Nord, oltre ad avere ovviamente il maggior peso demografico. È evidente che dalla posizione di Milano (ancora non espressa pubblicamente) non si può prescindere, ma lo stesso vale per l’insieme delle opinioni degli amministratori dell’hinterland e delle associazioni agricole e ambientaliste. Attendiamo inoltre di conoscere il parere del Parco Nord.
Seguiremo con attenzione l’evolversi degli incontri e delle discussioni, senza preconcetti. Di una cosa però siamo certi: la logica decisionista della Regione Lombardia, che un anno e mezzo fa decise di procedere d’imperio all’unificazione dei due Parchi regionali, è rimandata al mittente. Se e come, lo si deciderà dal basso.

 

Documento dell’Associazione per il Parco Sud Milano sull’ipotesi di fusione tra il Parco Sud e il Parco Nord
Milano, 17 febbraio 2017. Riteniamo al momento non proponibile l’unificazione del Parco Agricolo Sud Milano con il Parco Nord Milano, così come paventa la LR 28/16 “Riorganizzazione del sistema lombardo di gestione e tutela delle aree regionali protette e delle altre forme di tutela presenti sul territorio”.
A nostro avviso, infatti, i due Parchi regionali si presentano troppo differenti per finalità, struttura e dimensioni: il Parco Sud, che include 61 comuni su 47mila ettari di terreni privati e in gran parte agricoli, non trova affinità con un Parco 60 volte più piccolo, esteso su 640 ettari di aree pubbliche dedicate alla fruizione del verde, intercluse nei densamente urbanizzati territori di Bresso, Cinisello Balsamo, Cormano, Cusano Milanino, Sesto San Giovanni. In termini di funzioni e come ordine di grandezza, il Parco Nord potrebbe avvicinarsi ai grandi parchi urbani milanesi inclusi nel Parco Agricolo Sud Milano, come il Grande Parco Forlanini, la Vettabbia, il Ticinello, Parco delle Cave e Boscoincittà: tutti questi hanno comunque rilevanti funzioni agricole e orticole ben integrate con le attività di fruizione, per cui anche questo paragone appare improprio. È proprio il ruolo centrale dell’agricoltura nel Parco Sud a creare il divario maggiore: funzione non statica o “fossile” ma attraversata da trasformazioni strutturali di grande impatto, dalla creazione dei distretti agricoli alla multifunzionalità delle aziende, sempre più orientate ad esercitare parallelamente attività di agriturismo e produzioni che mirano a soddisfare i nuovi e crescenti bisogni del mercato milanese e non (prodotti “puliti” e a km zero). Troppo distanti sono quindi le identità del Parco Agricolo Sud Milano e Parco Nord Milano.
Altro aspetto problematico relativamente a un’unificazione dei due Parchi regionali è la governance. Il Parco Agricolo Sud Milano ha sistema di governo che ben rappresenta i 61 comuni costituenti: i piccoli come i medi, quelli dell’ovest, del sud e dell’est, nonché le diverse connotazioni politiche. Inoltre, questo Parco ha un sistema di rappresentanza unico: nel suo Direttivo sono eletti anche rappresentanti delle associazioni agricole e di quelle ambientaliste, il cui ruolo propositivo ha portato grandi benefici alla gestione. L’accorpamento con il Parco Nord Milano, composto da comuni anche molto popolosi (Sesto S. Giovanni e Cinisello Balsamo), renderebbe difficile -se non impossibile- tale rappresentatività.
Si potrebbe obiettare che la gestione sarebbe garantita dalla Città Metropolitana milanese. In tal senso si potrebbe puntare alla creazione di un grande Parco Metropolitano, che abbia nell’agricoltura una delle sue funzioni cardine e che comprenda tutte le aree agricole e verdi, rafforzando la tutela degli attuali Plis e apportando salvaguardie anche ai territori attualmente fuori dai parchi. Ma, per realizzare ciò, riteniamo errato partire con l’unificazione in un unico Ente gestore di due realtà tanto diverse e distanti come il Parco Agricolo Sud Milano e il Parco Nord Milano, con il rischio di costruire un’area protetta insensibile alle peculiarità dei territori e non sentita dai cittadini; tanto più che Città Metropolitana non è ancora dotata di strutture e progettualità adeguate e, elemento ancor più serio, non è percepita sufficientemente rappresentativa dai cittadini, che non hanno mai ancora votato per eleggerne i propri rappresentanti.
In sintesi, un Parco Metropolitano composto solo dai due Parchi regionali, nelle condizioni attuali, allontanerebbe ancor più i cittadini dalla gestione del proprio territorio e non permetterebbe un’adeguata rappresentatività ai piccoli e parcellizzati portatori d’interesse dei territori.
Con ciò, non siamo certo propugnatori dello status quo. Il Parco Agricolo Sud Milano partecipa poco e male ai processi di trasformazione e valorizzazione del territorio e non ha attuato molti dei compiti previsti dalla sua legge istitutiva, a partire dal Piano della Fruizione. Vediamo perciò con favore che il Parco Agricolo Sud Milano avvii progetti, con il Parco Nord e non solo, tesi a sviluppare sinergie anche attraverso la creazione di strutture unificate tecno-amministrative, per una più efficace gestione delle due aree protette. Ma, in sintesi estrema, non vi sono al momento le condizioni –strutturali e congiunturali- per una fusione, a freddo e imposta dall’alto, di due realtà importanti ma diverse come il Parco Sud e il Parco Nord.
Associazione per il Parco Sud Milano Onlus

Fusione Parco Sud – Nord Milano? Per molti sindaci, agricoltori e ambientalisti meglio integrare solo le strutture

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