Il Foia, questo sconosciuto
amplia il diritto di sapere per i cittadini
ma rimane un’Ignoranza di Stato

11.4.2017. Negli Stati Uniti è in vigore dal 1966 ed è una norma applicata in oltre 90 Paesi nel mondo. In Italia lo è solo dallo scorso dicembre: si tratta del Freedom of Information Act (Foia), che amplia il diritto all’informazione e mette la riservatezza e il segreto solo in casi eccezionali. Più semplicemente: tutti i cittadini possono fare richieste di informazioni o di atti pubblici senza doverle giustificare dal punto di vista giuridico, ovvero senza dover fornire alcuna motivazione. Una norma che ha fatto compiere un balzo storico all’Italia nell’RTI Rating, la graduatoria internazionale dell’accesso alle informazioni stilata in base all’analisi delle leggi sulla trasparenza di oltre 100 Paesi: l’Italia è passata dall’essere tra i dieci peggiori alla 55esima posizione.
Ma per ora è solo sulla carta. Come viene confermato dal rapporto dell’organizzazione non governativa (ong) Diritto di Sapere, che ha misurato sul campo l’applicazione della nuova legge, stilando il rapporto intitolato Ignoranza di Stato. Ed è semplice capire il perché…. 

Il Foia, questo sconosciuto
amplia il diritto di sapere per i cittadini
ma rimane un’Ignoranza di Stato

11.4.2017. Negli Stati Uniti è in vigore dal 1966 ed è una norma applicata in oltre 90 Paesi nel mondo. In Italia lo è solo dallo scorso dicembre: si tratta del Freedom of Information Act (Foia), che amplia il diritto all’informazione e mette la riservatezza e il segreto solo in casi eccezionali. Più semplicemente: tutti i cittadini possono fare richieste di informazioni o di atti pubblici senza doverle giustificare dal punto di vista giuridico, ovvero senza dover fornire alcuna motivazione. Una norma che ha fatto compiere un balzo storico all’Italia nell’RTI Rating, la graduatoria internazionale dell’accesso alle informazioni stilata in base all’analisi delle leggi sulla trasparenza di oltre 100 Paesi: l’Italia è passata dall’essere tra i dieci peggiori alla 55esima posizione.
Ma per ora è solo sulla carta. Come viene confermato dal rapporto dell’organizzazione non governativa (ong) Diritto di Sapere, che ha misurato sul campo l’applicazione della nuova legge, stilando il rapporto intitolato Ignoranza di Stato. Ed è semplice capire il perché….

Il 73% delle richieste è stato ignorato

I numeri emersi alla fine del lavoro parlano chiaro: le 800 richieste inoltrate dai 56 volontari che hanno collaborato a questo esercizio hanno ricevuto una quota spropositata di non risposte (73%). Come spiega Diritto di Sapere, si tratta di una cifra addirittura più alta del 65% del monitoraggio analogo che l’ong aveva completato quattro anni fa sulla legge 241 di accesso agli atti, legge che contemplava il silenzio amministrativo come legittimo, ma che ora è fuori legge (anche se non sanzionato). Ma comunque la legge 241 rimane in vigore: infatti, in questo caso, il richiedente deve dimostrare di essere titolare di un “interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l’accesso” (vedi documento Autorità Nazionale Anticorruzione).
Tra i rifiuti ricevuti, il 35% appartiene alla categoria “dinieghi irregolari”, in cui l’accesso è stato negato per “mancanza di motivazione” o utilizzando “eccezioni non previste dal decreto”. Inoltre, considerando solo gli enti a cui sono state recapitate oltre 50 richieste, i “pessimi segnali” sono arrivati da ospedali (90% di richieste ignorate), Asl (70%) e Ministeri (60%), mentre Comuni e Prefetture, in media, hanno ignorato una richiesta Foia su due. Un risultato migliore arriva dalle Regioni, che hanno risposto a 6 richieste su 10 (delle 50 inviate) e dalle Forze dell’ordine che, pur essendo poco rappresentative, in quanto destinatarie di sole 8 richieste, hanno risposto al 75%.

La Pubblica amministrazione deve sapere, ma anche noi cittadini

Per quanto allarmante, il quadro che emerge dal monitoraggio dà anche una speranza di miglioramento. Infatti, rispetto al sondaggio del 2013, effettuato esclusivamente sulla base della legge 241/1990, quest’anno si son avute invece risposte positive, permettendo di ottenere informazioni di indubbio interesse pubblico come, tra gli altri, copie degli scontrini delle spese degli eletti e informazioni sui rimpatri dei migranti.
In breve, se applicato meglio e con meno discrezionalità da parte delle amministrazioni, nei prossimi anni il Foia potrebbe davvero contribuire a rendere l’Italia un po’ più trasparente.
Aggiungiamo che anche noi, come associazione, negli anni abbiamo molte fatto richieste a pubbliche amministrazioni di accesso ad atti o a informazioni in merito a problematiche riscontrate sul campo: nulla ci risulta cambiato rispetto all’entrata in vigore del Foia.
Dobbiamo essere noi cittadini a fare pressione sugli amministratori pubblici per “ricordargli” di rispettare i nostri diritti: essere documentati su quanto accade dentro le stanze del potere può contribuire a ridurre la corruzione. Infatti la legge nasce (sebbene con 50 anni di ritardo su altri Paesi) per favorire delle forme di controllo, nonché di partecipazione dei cittadini sull’operato della pubblica amministrazione: potrebbe anche succedere che diventi più efficiente.

Il Foia ignoranza di Stato

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *