Orti e frutteti a Milano e nel Parco Sud
I cittadini si son fatti contadini
coltivano e raccolgono… non solo cibo

27 febbraio 2019. Il clima migliora, cresce la biodiversità, si producono meno rifiuti; è inoltre un modo per incrementare l’inclusione sociale tra giovani, anziani, disoccupati, abbassa il costo degli alimenti, i prodotti sono più sani. In sintesi, sono i benefici che si ottengono con la sempre maggiore diffusione degli orti urbani. Non siamo noi a dirlo, bensì i primi risultati di SustUrbanFood, un progetto coordinato dall’Università di Bologna e finanziato dall’Unione Europea (Marie Skolodowska-Curie Action) con l’obiettivo di verificare gli effetti sociali degli ormai innumerevoli spazi agricoli, da tempo presenti in fazzoletti di terra tra strade e palazzi nelle città di tutto il mondo. I primi esiti del lavoro di ricerca sono stati da poco pubblicati in due articoli sulla rivista Sustainability.
Milano, la città degli orti. Ma che Milano (e tutta la Città Metropolitana) fosse una città a vocazione fortemente agricola lo dimostra anche la ricerca condotta tra il 2016 e il 2018 e sostenuta da Fondazione Cariplo. Il lavoro capillare, con decine di questionari inviati ai Comuni e centinaia di sopralluoghi agli orti di questi Comuni (le colonie ortive direttamente visitate sono ben 636 con oltre 437 schede compilate in dettaglio e altre 199 speditive) ha portato alla costruzione di un database e di un rapporto di ricerca circa 350 pagine utili a capire il fenomeno sempre più diffuso. È stato calcolato che nell’area metropolitana i terreni dedicati agli orti urbani raggiungono 850 ettari (otto milioni e mezzo di metri quadrati pari a 1.700 campi da calcio). Solo una parte di questa notevole estensione ha origine da una vera e propria azione pubblica su suolo pubblico che ha prodotto orti regolari; un grande numero ha origine invece da azioni autopromosse. La produzione annua stimata di ortaggi nel totale degli orti analizzati è di…

 

Orti e frutteti a Milano e nel Parco Sud
I cittadini si son fatti contadini
coltivano e raccolgono… non solo cibo

27 febbraio 2019. Il clima migliora, cresce la biodiversità, si producono meno rifiuti; è inoltre un modo per incrementare l’inclusione sociale tra giovani, anziani, disoccupati, abbassa il costo degli alimenti, i prodotti sono più sani. In sintesi, sono i benefici che si ottengono con la sempre maggiore diffusione degli orti urbani. Non siamo noi a dirlo, bensì i primi risultati di SustUrbanFood, un progetto coordinato dall’Università di Bologna e finanziato dall’Unione Europea (Marie Skolodowska-Curie Action) con l’obiettivo di verificare gli effetti sociali degli ormai innumerevoli spazi agricoli, da tempo presenti in fazzoletti di terra tra strade e palazzi nelle città di tutto il mondo. I primi esiti del lavoro di ricerca sono stati da poco pubblicati in due articoli sulla rivista Sustainability.
Milano, la città degli orti. Ma che Milano (e tutta la Città Metropolitana) fosse una città a vocazione fortemente agricola lo dimostra anche la ricerca condotta tra il 2016 e il 2018 e sostenuta da Fondazione Cariplo. Il lavoro capillare, con decine di questionari inviati ai Comuni e centinaia di sopralluoghi agli orti di questi Comuni (le colonie ortive direttamente visitate sono ben 636 con oltre 437 schede compilate in dettaglio e altre 199 speditive) ha portato alla costruzione di un database e di un rapporto di ricerca circa 350 pagine utili a capire il fenomeno sempre più diffuso. È stato calcolato che nell’area metropolitana i terreni dedicati agli orti urbani raggiungono 850 ettari (otto milioni e mezzo di metri quadrati pari a 1.700 campi da calcio). Solo una parte di questa notevole estensione ha origine da una vera e propria azione pubblica su suolo pubblico che ha prodotto orti regolari; un grande numero ha origine invece da azioni autopromosse. La produzione annua stimata di ortaggi nel totale degli orti analizzati è di 82.700 quintali/anno, circa metà di quanto produrrebbe un’azienda agricola intensiva sulla stessa superficie. La ricerca, svolta tra il 2016 e il 2018, è stata proposta e sviluppata da Italia Nostra Milano Nord, la sezione nel cui ambito opera il Centro Forestazione Urbana di Boscoincittà, insieme al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, DEMM dell’Università Statale, la Scuola Agraria del Parco di Monza e lo Studio Legale Leone-Torrani.
All’origine dell’iniziativa di ricerca vi è la decennale esperienza di Italia Nostra CFU di costruzione e conduzione di orti nei terreni di Boscoincittà ma anche al Parco della Cave, in via Valla con A2A e anche in territorio di Sesto San Giovanni. Tornare a indagare il fenomeno alla scala della Città Metropolitana è sembrato utile come lente interpretativa dei fenomeni sociali che attraversano la Grande Milano e che possono portare a sperimentare soluzioni e politiche condivise e adeguate ai nuovi tempi.

Colonie formali e informali

Nei nostri comuni esistono centinaia di casi di colonie di orti e recinti orti non formalizzati dal rapporto con gli enti amministrativi, la cui origine è spesso antica, spontanea, non organizzata e ha fatto sì che a volte si trasformassero in vere appropriazioni di suolo. Queste colonie, spesso considerate come un fenomeno periferico e di degrado, sono state studiate approfonditamente individuando caratteri specifici, qualità, problemi oggettivi e molte risorse possibili. Inoltre, gli orti non sono mai isolati ma formano colonie condivise da molti ortisti: le colonie di orti individuate (quindi gruppi di orti di consistenza diversa) sono risultate essere 933 con una superficie di 2.681.847 mq; a queste si aggiungono 1.322 colonie di carattere più informale in cui l’attività ortiva è solo una delle molte che convivono in aree private verdi recintate, con una superficie complessiva di 5.858.638 mq.

Nuovi orti e nuovi ortisti, le molte funzioni degli orti

L’orto urbano oggi non è più legato a motivazioni di sussistenza ma – come evidenzia la ricerca – ha sempre più una funzione sociale, di occupazione del tempo libero, di mantenimento fisico attraverso attività svolte all’aperto in ambiente sano, di sviluppo delle relazioni sociali, di presidio e cura del territorio … il tutto unito anche all’orgoglio di produrre verdure buone e sane per la famiglia e da regalare ad amici. Tutto ciò rende ancora e sempre più attrattiva la pratica ortiva, tradizionalmente praticata da uomini anziani, a cui subentra sempre di più una nuova leva di giovani, di donne, di nuovi abitanti della metropoli che paiono affacciarsi all’impegno dell’orticoltura amatoriale.
È stato inoltre valutato quanto rende un orto e quanto la sua produzione incide sul budget familiare. Dall’indagine è risultato come gli orti contribuiscono poco al bilancio delle famiglie milanesi in termini di quantità di prodotto mentre producono un alto valore di servizio rispetto alla socialità e al tempo libero. Il valore stimato dalla ricerca della produzione amatoriale delle verdure è tale da soddisfare al massimo il bisogno di circa 18/20.000 famiglie che, per quanto detto, non possono essere tutte annoverate fra le famiglie indigenti.
Nuove regole strumenti per la gestione da parte dei Comuni. La ricerca mira a fornire ai Comuni analisi e strumenti per gestire il fenomeno come uno dei servizi fondamentali per i cittadini. Lo studio propone una precisa riflessione sui criteri di assegnazione degli orti e sulle funzioni da attribuire a tale forma di servizio e su come trattare le colonie spontanee di orti, in una logica di pianificazione. Anche dall’estero ci vengono infatti testimonianze di quanto possa essere produttivo sul piano della tranquillità sociale (meno conflitti, più accordo, meno violenza) l’impianto di aree a orto o a verde curate dai cittadini in regime di condivisione… rappresentano tutela del territorio, allontanamento del degrado e della illegalità. 

Orti di comunità. Da Isola Pepe Verde a Cornaredo

Come ci racconta il Gambero Rosso, in città si moltiplicano le realtà che a vario titolo beneficiano degli effetti positivi dell’orto urbano. A Porta Nuova, per esempio, ha appena spento cinque candeline uno spazio che ha fatto scuola, proprio accanto al Bosco Verticale. Isola Pepe Verde è riuscita nell’intento di trasformare un deposito dismesso di materiale edile in uno spazio da condividere tra chiacchiere, giardinaggio e pulizia degli orti, con aree comuni adibite a laboratorio, giochi per bambini, e persino una libreria comunitaria. Al suo esempio si sono ispirati molti in città: tra gli ultimi nati, l’orto di Cornaredo, promosso dall’associazione Humana People to People Italia, parte del progetto 3C Coltiviamo il clima e la comunità. L’idea, nata nel Sud del mondo, è quella di sensibilizzare sul consumo responsabile e la riduzione dell’impatto ambientale attraverso l’esperienza di auto-produzione e l’utilizzo di tecniche di coltivazione biologica. Quindi ogni partecipante, gratuitamente, può ottenere un lotto di terra da coltivare, a patto di impegnarsi a seguire il percorso di formazione sulle tecniche di agricoltura biologica offerto da Humana. E ognuno porta a casa i suoi prodotti.

L’orto terapeutico per i bambini

Ben diverso l’obiettivo dell’Orto di Elkette, inaugurato recentemente nel Reparto Pediatrico dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano. Un orto terapeutico nato grazie all’impegno di Missione Sogni Onlus, per favorire il recupero psico-fisico dei piccoli pazienti attraverso la condivisione di un momento all’aria aperta da condividere con gli altri bambini. Un percorso già sperimentato in altri cinque ospedali della città, con il coinvolgimento di circa 200 bambini ospedalizzati che rispondono con entusiasmo al progetto.
Orti Fioriti a Citylife, agriparco alla Fabbrica del Vapore
Orizzonte ancora diverso per gli Orti Fioriti di CityLife, che resteranno aperti al pubblico tutta l’estate; in questo caso i 2000 metri quadri di orto all’italiana rivisitato sono stati allestiti proprio sotto ai nuovi grattacieli per guidare i visitatori alla scoperta della biodiversità ortofrutticola, accompagnati da agronomi che illustrano le specie e invitano al rispetto della stagionalità, tra ortaggi tradizionali – dai carciofi alle piante aromatiche – e proposte più curiose, come il cardo dei lanaioli e la liquirizia. Stesso intento divulgativo per l’agriparco urbano appena inaugurato alla Fabbrica del Vapore, che ha ripensato i tremila metri quadri del piazzale di via Procaccini all’insegna di orti, giardini e fioriere, grazie al progetto firmato Studio Grassi Design. Siepi d’alloro, alberi ad alto e basso fusto e trecento piante di ortaggi, tra melanzane, pomodori, peperoni, carote e cinque varietà di insalata, oltre a due serre urbane. In collaborazione con il Mercato della terra lo spazio si presterà a ospitare laboratori e iniziative sul tema alimentare durante l’estate; ma chi vorrà potrà anche approfittare del nuovo giardino per concedersi un pic nic a pochi minuti dal centro della città.

Tutti insieme a seminare per orti e giardini

Certo, Berlino, Parigi, Barcellona sono ben più avanti, con Vancouver in testa tra le città più orticole. Va, però, dato atto che anche il Comune di Milano, negli ultimi anni, si è effettivamente attivato per salvaguardare molte aree dei suoi parchi e quelle verdi: per esempio, ha sviluppato diversi progetti per consentire ai cittadini di crearsi orti e giardini condivisi, sottraendo al degrado e rendendo godibile a tutti oltre 120mila mq di aree urbane, che oggi hanno nomi quali Gattoparco, Giardino edibile, Nascosto, in Transito, Conchetta verde, OasinCittà e Ortimisti, OrtoX9, ecc, nati dalla fantasia e dalla volontà di cittadini, riuniti in associazione, oggi gestori di questi luoghi rinati.
 Dopo il Giardino delle culture di via Morosini (nei pressi di corso XXII Marzo), un’area di 1.250 mq che da frammento urbano dismesso e degradato è tornato ad essere uno spazio pubblico destinato ad attività culturali e ricreative, tra le realtà attivate vi è il giardino condiviso di via San Bernardo (zona Chiaravalle): “Non è solo un orto per le famiglie di chi vi partecipa, ma coerentemente con lo spirito della proposta del Comune -ha spiegato al mensile MilanoSud Michele Sebregondio, presidente dell’associazione Terra Rinata- è divenuta anche l’occasione per scoprire la ‘terra’ e attivare buone relazioni tra le persone e il mutuo aiuto, come premessa essenziale per la riuscita di tutte le attività umane”. 
È poi arrivato il giardino condiviso di via Boffalora: in area di circa 4mila mq del Parco Agricolo Sud (zona Barona), realizzato dal Movimento della Decrescita Felice che intende diffondere la pratica della cultura di rispetto per la terra e per i suoi frutti. In questo giardino condiviso vi è anche un’area piantumata con essenze autoctone, che ospita un apiario per lo svolgimento del progetto Bee City Milano, rete di Biomonitoraggio e didattica ambientale con le api in ambito urbano. Che dire poi del Municipio, quello di zona 8, che nel 2017 ha realizzato un bando per gli orti condivisi: la parola d’ordine è stata “biologico”!

Sono arrivati anche i frutteti

E, come già raccontato da queste pagine, tra le ultime novità, sono arrivati anche i frutteti: quello a nord ovest di Milano in zona San Siro, in via Caio Mario, nel Parco Agricolo Sud, in prossimità di Bosco in città, dove un gruppo di amici agronomi ha realizzato “Frutta in Campo”. Filari di albicocchi, meli, ciliegi e molti altri alberi, che invitano a gioire della bellezza della fioritura e a raccoglierne la frutta. Anche qui, pur senza certificazioni, non vengono utilizzati pesticidi & Co.
Anche nell’area a sud est di Milano, c’è un altro bosco: a Nocetum. E non poteva che essere un bosco di noci. Il prossimo 23 giugno, alle 16, si svolgerà la raccolta collettiva delle noci di San Giovanni. Infatti, la tradizione vuole che questo sia il giorno più adatto per trasformare questi frutti in Nocino. 
Insomma, Milano è davvero anche una città agricola! E il Parco Sud fa la sua parte: in totale, a Milano si hanno 14,8 mila ettari di Parchi urbani rientranti nel Parco agricolo sud.

Orti Milano e dintorni

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