Dossier di Legambiente sui reati ambientali:
Lombardia tra le prime regioni per reati ambientali
quali rifiuti, caccia, racket animali e corruzione

Legambiente: “Necessario un approccio integrato da parte di istituzioni e forze dell’ordine per contrastare e prevenire i fenomeni di criminalità ambientale: dai roghi di rifiuti all’abusivismo edilizio, dalle aggressioni al patrimonio paesaggistico agli illeciti nella filiera agroalimentare e al racket degli animali”
La Lombardia continua a essere uno dei territori in cui l’illegalità ambientale si dimostra più pervasiva e diffusa: è la prima regione del nord e la settima in Italia per numero di reati accertati con 1.541, il 26% di quelli contestati nelle regioni settentrionali, scalando due posizioni in un anno, in particolare risulta quarta su scala nazionale per reati contro la fauna (cattura di fauna selvatica protetta e traffico illegale di animali d’affezione in primis) e la prima regione del nord per numero di reati nel ciclo illegale dei rifiuti con 535 delitti il 6,7% del totale nazionale e la prima in Italia per numero di persone sottoposte a provvedimenti cautelari restrittivi della libertà personale (23). Inoltre nella nostra regione si sono svolte nell’ultimo anno 12 delle 100 inchieste per corruzione e reati contro la pubblica amministrazione nel settore ambientale, con 110 persone arrestate portando la Lombardia al terzo posto della classifica nazionale della corruzione ambientale.

È il quadro che emerge nel dossier Ecomafia: i dati e i numeri dell’illegalità ambientale e delle ecomafie in Lombardia presentato ieri mattina nella Sala Commissioni di Palazzo Marino a Milano, alla presenza delle forze dell’ordine che si occupano quotidianamente del contrasto degli illeciti in campo ambientale. Hanno discusso dei dati: Alessandra Dolci, Procuratore aggiunto a capo della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano, Monica Forte, Presidente Commissione “Antimafia Anticorruzione, Trasparenza e Legalità” Regione Lombardia, Lucilla Andreucci, Referente di Milano di “Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, Giuseppe Battarino, Magistrato collaboratore della Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie, David Gentili, Presidente della Commissione consiliare Antimafia del Comune di Milano, Sergio Cannavò, Responsabile del Centro di Azione Giuridica di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto, Presidente di Legambiente Lombardia.
“Sempre più spesso la corruzione e i reati contro la pubblica amministrazione in generale– dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia–sono il mezzo con cui si apre la strada alle condotte criminali che danneggiano o mettono a rischio l’ambiente per realizzare guadagni illegali. La commistione tra criminalità ambientale, imprese spregiudicate, politica e pubblica amministrazione compiacente è un mix devastante che ricorre da sempre e sempre più spesso nelle inchieste del nostro Rapporto Ecomafia. È auspicabile che anche su questo fronte la classe dirigente lombarda si dimostri all’altezza del suo ruolo, mettendo in campo, a tutti i livelli, gli anticorpi indispensabili a contrastare questo fenomeno”.
Negli ultimi anni la Lombardia è stata definita “Terra dei Fuochi del Nord”. Infatti sono in costante aumento i roghi appiccati agli impianti di trattamento e ai depositi, autorizzati e non, come tecnica di smaltimento e soprattutto occultamento di azioni illecite contro l’ambiente. Ma continuano ad essere utilizzati gli stratagemmi tradizionali degli “eco-criminali”. I materiali da smaltire, che possono anche essere polveri pericolose per la salute come resti di amianto e sostanze chimiche, vengono nascosti: prima si realizza la cava, poi la si riempie di rifiuti e successivamente si copre tutto costruendo opere pubbliche, centri commerciali, in alcuni casi strade, ponti, zone industriali e anche complessi residenziali. È proprio così che in Lombardia, e non solo, il ciclo illegale dei rifiutisi è intrecciato, soprattutto negli anni scorsi, con il ciclo illegale del cemento: sono numerosi i casi in cui le organizzazioni criminali ed in particolare la ‘ndrangheta, si sono servite per lo smaltimento di cantieri in cui lavoravano aziende compiacenti o colluse e così, ad esempio, in alcuni casi i rifiuti vengono utilizzati al posto degli inerti nelle costruzioni. Oppure i rifiuti vengono bruciati, per mascherare reati: in Lombardia nel 2015 si sono sviluppati 6 incendi in impianti di trattamento e stoccaggio di rifiuti, nel 2016 3 roghi, 15 nel 2017 e 16 nel 2018.
“La Lombardia continua ad essere sotto attacco della criminalità ambientale – commenta Sergio Cannavò, Responsabile del Centro di Azione Giuridica di Legambiente Lombardia –. Sul fronte dei traffici illeciti di rifiuti che culminano con il tentativo di cancellarne ogni traccia attraverso il rogo di depositi, capannoni, impianti e discariche, la nostra regione ha avviato decise azioni coordinate da parte delle istituzioni per contrastare e prevenire il fenomeno”.
Ne sono esempi particolarmente interessanti l’indagine conoscitiva della Commissione speciale “Antimafia” del Consiglio regionale della Lombardia dedicata a questo fenomeno, il “Piano di prevenzione” promosso dalla Prefettura di Milano e predisposto dalla Città Metropolitana con la collaborazione di numerosi enti e il progetto Savager, messo a punto da ARPA Lombardia e finanziato da Regione Lombardia, partito in provincia di Pavia e in via di estensione in altre province lombarde.
“A fronte di una situazione decisamente allarmante, l’auspicio è che un approccio integrato al contrasto dei roghi di rifiuti possa estendersi, anche al di fuori dei confini lombardi, a tutti i fenomeni di criminalità ambientale: dall’abusivismo edilizio alle aggressioni al patrimonio paesaggistico, dagli illeciti nella filiera agroalimentare al racket degli animali” conclude Cannavò.

Ecomafia, la Lombardia è la Terra dei Fuochi del Nord

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