I bilanci dei nostri Comuni
dipendono ancora dall’edilizia
ovvero, dal consumo di suolo
Gli “oneri di urbanizzazione”, ovvero i soldi che i comuni incassano dall’edilizia, rappresentano per molti enti locali una cifra consistente delle entrate, fino al 20 per cento. Ma così -spiega il professor Paolo Pileri (*) – è difficile immaginare di fermare il consumo di suolo favorendo il recupero del patrimonio o di aree dismesse. Il record ad Arese, con il 20,9%. Nel 2014, oltre un quinto delle entrate messe a bilancio del Comune di Arese, nell’hinterland di Milano, è arrivato dai “permessi a costruire”. Ciò significa che il 20,9% di tutta la spesa pubblica, compresa quella per garantire servizi ai cittadini (dagli asili alla mensa) è dipesa dal contributo corrisposto all’ente dai soggetti che hanno realizzato interventi sul territorio. Sono cinque, tutti medio-piccoli, i Comuni italiani che -sempre nel 2014- hanno visto dipendere oltre il 15% del proprio bilancio dal “ciclo dell’edilizia”: secondo i dati di OpenBilanci, progetto di OpenPolis, oltre ad Arese anche Locate di Triulzi in provincia di MI (una tranche per l’outlet di campagna, 20,8%)… (Luca Martinelli, da Altraeconomia, in commento al libro Cosa c’è sotto, di Paolo Pileri). E, ancora a commento del medesimo libro, riportiamo anche l’articolo Bernardino De Bernardinis, presidente dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che analizza, invece, gli aspetti scientifici dei gravi danni legati al consumo del suolo…