Casa Chiaravalle, dalla mafia alla collettività
oggi è un luogo dove l’accoglienza
si intreccia con socialità, lavoro e agricoltura
27 novembre 2019. È il simbolo di una nuova idea di convivenza civile, di accoglienza, di integrazione. Casa Chiaravalle, a poche centinaia di metri dall’omonima Abbazia, con i suoi 1.300 mq di edifici, un terreno di circa 10 ettari, è il secondo bene per estensione confiscato nel 2012 alla criminalità organizzata nel Nord Italia. E, grazie ai lavori della rete di imprese sociali Passepartout, è oggi uno dei migliori esempi di “recupero” delle migliaia di beni sottratti alla mafia.
La villa, di circa 1.300 mq, apparteva “al boss della zona”, arrivato a Milano dalla Calabria e arricchitosi con il traffico di droga, la messa in circolazione di banconote false e l’usura. Ma è stata trasformata da già da tempo un luogo di accoglienza: da immobile sfarzoso, con arredi di pregio, marmi rosa e una sala da bagno di quasi 20 mq e vasca idromassaggio, distrutta dopo il sequestro, Casa Chiaravalle è stata ufficialmente inaugurata lo scorso 20 maggio, dopo lunghi lavori di ristrutturazione ed è oggi una sorta di condominio solidale, unico nel suo genere: è il risultato di un cammino condiviso tra Passepartout Rete di imprese sociali (che riunisce La Cordata, FuoriLuoghi, Tuttinsieme, Progetto Integrazione e Genera) e i partner istituzionali (l’assessorato alle politiche sociali del Comune di Milano, la Città Metropolitana, MM società metropolitana milanese), il privato sociale e la società civile. Nella ristrutturazione si sono impegnati Passepartout, Bpm Spa e l’associazione Amici di Casa Chiaravalle. (altro…)